Forse è ora di mandare in pensione i saldi

di Mauro Evangelisti
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Sabato 15 Luglio 2017, 00:05
“Ciao, cercavi qualcosa?” -“Si, un negozio con l’aria condizionata. Sto altri 10 minuti e poi esco”
@vinzcomunale

Per favore, abolite i saldi a Roma. Ogni volta, sia per quelli estivi, sia per quelli invernali, va in scena un rituale immodificabile, con i dirigenti delle varie associazioni dei commercianti che dichiarano: i saldi stanno andando malissimo, c’è una diminuzione del 20 per cento rispetto all’anno scorso. Visto che è da ormai dieci anni che, di 20 per cento in 20 per cento, prosegue questo crollo degli incassi durante i saldi, ormai dovremmo essere già approdati alla fase in cui sono i commercianti a pagare i clienti perché si portino via la merce. Se sta un po’ nel gioco delle parti che il negoziante sia sempre poco entusiasta quando parla del giro di affari, colpisce però che in altre zone d’Italia non vi sia la stessa linea catastrofista. E’ vero, però, che forse anche a Roma andrebbe fatta una riflessione sullo strumento dei saldi, che potevano avere un senso e anche un certo fascino qualche anno fa, quando il commercio era qualcosa di chiaro e definito. Oggi tra acquisti on line, caccia ai prezzi migliori sugli store in rete, black friday importati dagli Stati Uniti, vendite straordinarie o anticipate via WhatsApp dai commercianti tradizionali a dispetto del calendario ufficiale dei saldi, l’evento ha perso di forza, ha spento la fiamma che attirava i consumatori. Tanto vale, forse, inventarsi qualcosa di nuovo. E rinunciare al rituale della lamentela sul crollo degli incassi dei saldi che, chissà perché, ogni anno diminuiscono del 20 per cento.
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