I pesci del Tevere sterminati dall'inquinamento? No, dai temporali

I pesci del Tevere sterminati dall'inquinamento? No, dai temporali
di Pietro Piovani
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Giovedì 7 Settembre 2017, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 04:56
E adesso preparatevi 
alla solita, “inspiegabile”,
morìa di pesci nel Tevere.

@romafaschifo


Dopo una lunga siccità finalmente è tornata la pioggia, e tutti gli esseri viventi hanno salutato l’arrivo dell’acqua come una benedizione. Quasi tutti: i pesci no. Per i pesci del Tevere quegli acquazzoni sono letali. Nei giorni scorsi è successo quello che già avevamo visto succedere tante volte negli ultimi anni, ovvero una moria di cefali, carpe, e caraffi, le specie che abitano il corso del fiume romano. Dopo ogni periodo di arsura, il primo temporale è sempre portatore di morte.

La strage che ancora tutti ricordano è quella del 2002, migliaia di carcasse trasportate dalla corrente verso Fiumicino, spiaggiate sulla riva, incastrate tra i piloni dei ponti. Poi ci sono stati altri massacri simili, e anno dopo anno si è smesso di parlarne, ci abbiamo fatto l’abitudine, abbiamo capito che funziona così. Ma non abbiamo capito bene il perché. Quindici anni fa un'inchiesta della magistratura ipotizzò che i pesci morissero per avvelenamento da policlorobifenili, sostanze inquinanti bandite da tempo ma che ancora riemergono dal sottosuolo o fuoriescono dai depositi dove sono stati stoccati. In seguito questa tesi è stata scartata.

Le analisi compiute dall’Istituto di zooprofilassi del Lazio hanno accertato che gli animali del fiume muoiono non per avvelenamento da sostanze inquinanti, bensì per mancanza di ossigeno. Forse è colpa delle sporcizie che, dopo essersi accumulate sulle strade e sui campi, vengono lavate dalla pioggia e scaricate nei fiumi. Oppure potrebbe essere il normale rimestamento del fondo del fiume provocato dai temporali, che aumenta la concentrazione di zolfo e di anidride carbonica. Insomma non è chiaro quale sia il processo, sta di fatto che quando piove forte si riduce il tasso di ossigeno nell'acqua.

Però, a pensarci bene, qualche buona notizia c’è. La prima è che nel Tevere nuotano ancora i pesci. La seconda è che sono specie resistenti, e dopo ogni moria riescono sempre a ripopolare il fiume, fino al successivo temporale assassino. La terza è che i poveri cefali e le povere carpe, morendo per asfissia, non sono tossici per gli altri animali che se ne nutrono, e neanche per quei coraggiosi che, a loro rischio e pericolo, ancora pescano nelle acque del Tevere.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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