Vandali dei monumenti. Ma anche dell’italiano

di Mario Ajello
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Domenica 11 Giugno 2017, 00:04
“Dopo i vandali olandesi, due ragazze hanno inciso il loro nome sulla Barcaccia”.
@Frafavero49

Andrebbero condannate, le due ragazze, al soggiorno obbligato nell’istituto di restauro. O dovrebbero pagare di tasca propria il piccolo intervento di ripulitura, se davvero sono riuscite a imbrattare la fontana di Bernini. Gli olandesi, tramite alcuni mecenati, si sono riscattati dalla barbarie dei tifosi del Feyenoord che devastarono piazza di Spagna, finanziando il restauro della Fontana delle api, sempre del Bernini, alla fine di via Veneto, e pagando la ricostruzione di un piccolo gioiello acquatico nei giardini lungo Viale Tiziano. Ed evviva. 

Chi rompe paga. Chi sporca ripulisce. Una morale banale, una legge del contrappasso, ma questo ci vuole - oltre, nel caso, alle condanne penali - contro chi non rispetta la bellezza, la grande, la piccola, la media, come patrimonio universale. Lo pseudo-writer che insozza le fiancate della metro, o rende ancora più brutti i treni locali, va costretto a ricoprire con mano propria i propri orrori.

O a pagare qualcuno che lo faccia per lui. Ai ragazzi che vanno a cavallo dei leoni di marmo in Piazza del Popolo, va messo in pugno uno straccio per lucidare il luogo della propria seduta. E chi scrive “Keppalle” e “Erika te amo e me spakki er kore” sui busti del Pincio, o mette un “ke karino” ai piedi della statua di Garibaldi al Gianicolo, va spedito con urgenza al domicilio coatto in una scuola di scrittura. Così, come minimo, la smette di abusare della kappa. 
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