Condomini, ode al “buongiorno-buonasera”

di Mauro Evangelisti
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Sabato 30 Aprile 2016, 00:05
I miei vicini hanno messo l'inno della Roma a palla... 
@Rachele__HS 

«Scusi sa dove abita il signor tal dei tali?». Il tecnico si rivolge a uno degli abitanti del condominio che sta uscendo dal garage, ma quello replica con uno sguardo smarrito. Ormai nei palazzi romani non ci si conosce più, a volte non sai il nome di chi magari abita nella tua stessa scala. Nel corso di una indagine, commissionata dalla multinazionale Nescafé, che ha coinvolto 500 romani, oltre il 50 per cento ha spiegato che con i propri dirimpettai non parla mai. «Asocialità condominiale», l’ha definita un docente di sociologia, Giandomenico Amendola. E un esperto di psicologia, Marco Costa, sintetizza: «Quando si è a casa, si cerca anzitutto un nido in cui vivere la privacy, la riservatezza e il riposo. Nella società sta aumentando la mobilità e diminuisce il senso di attaccamento al luogo e anche al vicinato». Sempre secondo questa ricerca «8 su 10 quando in ascensore o sul pianerottolo incontrano il vicino fanno finta di niente, abbassando lo sguardo. O fingono di scrivere un messaggio con lo smartphone». Tutto vero, anche se poi paradossalmente, per le necessità della convivenza quotidiana, in molti condomini e perfino in alcune strade, si stanno moltiplicando i gruppi WhatsApp con cui mantenere contatti formali. Ma la verità è che non conoscere o quasi il proprio vicino è addirittura un segnale positivo, perché significa che non ci sono in corso litigate, dispetti, lamentele per i rumori prodotti, cause in tribunale. Pane quotidiano in molti condomini. Buongiorno-buonasera, in fondo, non è poi così male.

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