Marracash a Roma: «Scrivere canzoni è la mia terapia contro i fallimenti»

Presentata la tappa romana del suo Persone Tour al Palasport

Marracash: «Scrivere canzoni è la mia terapia contro i fallimenti»
di Mattia Marzi
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Venerdì 23 Settembre 2022, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 07:56

Non è un caso che con il suo ultimo disco Noi. Loro. Gli altri, certificato dalla Fimi quattro volte Disco di platino per l’equivalente di 200 mila copie vendute, si sia aggiudicato la Targa Tenco come Miglior album, il massimo riconoscimento della canzone d’autore italiana (andrà a ritirarla a fine ottobre al Teatro Ariston di Sanremo). Nei testi di Marracash c’è uno spessore diverso dalla filosofia spicciola dell’uomo di strada: tra versi politici, riflessioni sulla società e autoanalisi, Fabio Bartolo Rizzo, il vero nome del rapper, 43 anni, siciliano di nascita ma milanese d’adozione, negli ultimi anni ha imbottito le sue rime di una maturità e di una profondità non comuni nel rap d’alta classifica. 

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I TEMI

«Non volevo fare un tour sulla mia carriera.

Parlo di fallimento e di crisi personale, i temi degli ultimi due dischi, arrivati tanto alla gente perché universali», dice lui, che questa sera arriva al Palazzo dello Sport con la prima delle tre date romane del suo Persone tour. Più che un concerto, uno spettacolo teatrale, diviso pure in vari atti. In cui le canzoni - più di trenta, quelle in scaletta - sono legate tra loro da un unico filo conduttore: la scrittura come terapia, come valvola di sfogo. «Butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti”, è lo slogan che dà il benvenuto agli spettatori all’inizio dello show e che torna più volte tra un blocco e l’altro del concerto, come un tema: è tratto dal testo di Qualcosa in cui credere – Lo scheletro, uno dei brani dell’album Persona, il disco che nel 2019 consacrò Marracash come il “re del rap” italiano (“King del rap” era il titolo di un suo album del 2011). E non solo per i numeri, pure straordinari (in questi tre anni il disco ha totalizzato sei Dischi di platino), quanto per la sua capacità di allontanarsi dagli stereotipi del rap elaborando uno stile tutto suo, introspettivo e personale. 

 

Quello legato a Persona, originariamente in programma nella primavera del 2020 e poi rimandato addirittura cinque volte a causa della pandemia, ora è diventato anche il tour di Noi. Loro. Gli altri. Le diciassette date nei palasport hanno venduto più di 150 mila biglietti, con sold out in tutte le città. Lo spettacolo, lungo due ore e mezzo, certifica la sua crescita: «È un progetto ambizioso. Rispecchia il salto che ho fatto con gli ultimi lavori», spiega. Sul palco non ha voluto musicisti: la band, composta da Jacopo Volpe (batteria), Claudio Guarcello (tastiere), Eugenio Cattini (chitarra), Roberto Dragonetti (basso) e Paolo Parpaglione (sassofono), suona dietro il maxischermo sul quale vengono mostrati video curatissimi. 

LO PSICOLOGO

Ad un certo punto c’è anche quello di una seduta dallo psicologo: «Evitare la sofferenza è una sofferenza. Negare un fallimento è di per sé un fallimento. Nascondere la vergogna, è una forma di vergogna», dice Marracash, citando il libro La sottile arte di fare quello che cazzo ti pare di Mark Manson. In Nemesi sullo schermo compare l’ologramma di Blanco, con il quale il rapper ha inciso il pezzo (il tenore ucraino Vassily Solodkyy fa invece il suo ingresso in carne e ossa su Pagliaccio, cantando l’aria di Leoncavallo). «Mi sono preparato come mai avevo fatto prima, tra serietà e abnegazione. Ho smesso di fumare sigarette, lavorato sul mio corpo e sulla mia mente. Ho fatto due tour di seguito, se contiamo anche quello estivo: è stato faticoso, ma sono contento», racconta Marracash. A Roma, dove tornerà anche sabato 1 e domenica 2 ottobre, arriva dopo il successo delle sei date che al Forum di Assago a Milano hanno radunato 70 mila spettatori: «E abbiamo appena cominciato», sorride lui.
Palazzo dello Sport, Piazzale Pier Luigi Nervi 1. Venerdì, sabato 1 e domenica 2 ottobre, ore 21.

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