Mondo Marcio: «Sulle piattaforme sono tutti bravi, ma conta il palco»

Largo Venue, via Biordo Michelotti 2. Stasera, ore 21.

Mondo Marcio: «Sulle piattaforme sono tutti bravi, ma conta il palco»
di Mattia Marzi
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Martedì 31 Gennaio 2023, 23:54

Il fatto che un collega come Marracash, all’apice del suo successo, stia scalando le classifiche con un singolo, Importante, in cui s’è concesso il lusso di inserire – previa autorizzazione della stessa Tigre di Cremona – un frammento de L’importante è finire di Mina lo fa sorridere. È una delle tante cose che Mondo Marcio ha fatto prima degli altri, nella scena rap italiana: «Non sono geloso dell’idea. Io feci un’operazione del genere in tempi non sospetti, nel 2014: nove anni fa. Non si trattava di un singolo, però, ma di un intero album, Nella bocca della tigre, realizzato campionando pezzi di Mina e duettando con la stessa cantante», dice Gian Marco Marcello, questo il vero nome del 36enne rapper milanese, che oggi dal Largo Venue di Roma darà il via al tour Magico, anticipazione dei festeggiamenti per il ventennale di carriera, che cadrà l’anno prossimo. 

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Era il 2004 quando uscì l’eponimo album d’esordio e lei aveva solamente 17 anni: era già all’epoca una mosca bianca?

«Eccome.

Mi ricordo che i big della scena rap e gli appassionati del circuito un po’ ridevano di me: dicevano che scrivevo canzoni da trentenne, non da diciassettenne. Fu uno dei motivi per i quali ci fu tutta quell’attenzione su di me: la mia era una scrittura personale, intimista, non esattamente in linea con la moda di quegli anni». 

Oggi cos’è cambiato? 

«Per i ragazzini che a 16 o 17 anni impugnano un microfono e cominciano a fare rap oggi conta molto la forma, l’estetica: con quante ragazze vai a letto, quanto costa l’orologio che hai al polso. Per quelli della mia generazione contavano i contenuti». 

È un caso che il rap più significativo lo stiano facendo i quarantenni o rapper che hanno una lunga storia alle loro spalle, come lei, Marracash, Guè, Noyz Narcos, Fabri Fibra?

«Assolutamente no, proprio per i motivi di cui parlavo. Siamo cresciuti a cavallo tra la fine degli Anni ’90 e i primi Anni Duemila, abbiamo assistito all’arrivo del nuovo millennio e a tutte le novità che questo ha portato con sé, a partire da quelle tecnologiche, che hanno rivoluzionato il modo di fare musica e di farla arrivare al pubblico. Ma non ne siamo stati vittime: non ci siamo lasciati condizionare dai mezzi con i quali oggi escono i nostri dischi. Le storie che raccontiamo continuano ad essere pregne di contenuti, di riflessioni: le mie, adesso, le porto sul palco». 

Come ha immaginato questi concerti? 

«Come dei veri e propri spettacoli, ma senza effetti speciali e fuochi d’artificio: ripercorro la mia storia in un’ora e mezza di musica. Fatta con gli attributi». 

Definisca il concetto di attributi. 

«È musica fatta bene, suonata da persone in carne ed ossa. Per la prima volta dallo stop delle attività a causa delle restrizioni legate alla pandemia torno ad esibirmi dal vivo con una band. Alla batteria c’è Renato Tassiello, al basso Roberto Zabini, alle tastiere e alle chitarre Christian Francioni, ai cori Valentina Rizzi, alla consolle Mattia Menegazzi. Lo dico senza giri di parole: sono tutti bravi a fare milioni di streams sulle piattaforme, ma i live?». 

Sta lanciando una frecciatina agli idoli dei giovanissimi che spopolano sulle piattaforme ma poi non riempiono i locali?

«No, sto riportando un dato di fatto. È quando sei da solo sul palco, con un microfono e l’amplificatore, che si vede se hai realmente la stoffa del campione, di chi può restare. Seguire un artista sul cellulare, mettere “mi piace” alle sue storie su Instagram o ascoltare compulsivamente la sua hit, non è la stessa cosa che spendere dei soldi per acquistare un biglietto per un suo concerto: ecco perché dico che la vera prova del nove sono i concerti». 

Anticipazioni sulla scaletta? 

«Ci sono più di venti pezzi. Dalle tracce dell’ultimo album Magico, uscito lo scorso ottobre, alle varie Dentro alla scatola, Non esco mai, Non ti ho mai detto. Farò contenti tutti: sia i fan che mi seguono dal giorno zero che quelli che mi hanno scoperto successivamente». 

Ci saranno ospiti stasera? 

«Due, entrambi romani: uno è Gemitaiz, l’altro è Mostro. Sono miei simili». 

Largo Venue, via Biordo Michelotti 2. Stasera, ore 21.

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