13 febbraio 1927 Il governo Mussolini vara la tassa sul celibato

13 febbraio 1927 Il governo Mussolini vara la tassa sul celibato
di Enrico Gregori
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Lunedì 13 Febbraio 2017, 00:04
A Roma il governo Mussolini vara la tassa sul celibato. Il proposito era quello di favorire i matrimoni e, di conseguenza, incrementare il numero delle nascite. Secondo l'ideologia fascista, una popolazione numerosa era indispensabile per perseguire gli obiettivi di grandezza nazionale che si pretendeva spettassero all'Italia, oltre che per avere un esercito il più numeroso possibile.

Nonostante la misura legislativa, negli anni successivi si verificò una decrescita del tasso di natalità. Interessava i celibi di età compresa fra i 25 e i 65 anni ed era composta da: un contributo fisso che variava a seconda dell'età (partiva da 70 lire per le fasce più giovani - tra i 25 e i 35 - salendo poi a 100 se fino a 50 anni, per poi abbassarsi se si superava tale età a 50 lire. Dai 66 anni si veniva esentati da tale pagamento.

Tali importi vennero aumentati due volte nell'aprile 1934 e nel marzo 1937; un'aliquota aggiuntiva che variava a seconda del reddito del soggetto. L'importo veniva devoluto all'Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Venne in seguito abolita dal Governo Badoglio il 27 luglio 1943.
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