L'asilo dell'orrore e quelle maestre che non sono mai state bambine

di Paolo Graldi
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Sabato 23 Aprile 2016, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 17:08
Alle indagini, ai processi e alle eventuali condanne ci sta pensando la magistratura, come Giustizia vuole. Nelle vicende di maestre che maltrattano i piccoli degli asili nido, per lo più documentate da riprese audio e video raccolte da infallibili telecamere c'è tuttavia qualcosa che va molto oltre il rilievo penale. C'è il disgusto, difficile da descrivere, che suscitano le scene di bambini strattonati come stracci, tirati per le orecchie, sbattuti a terra come fagotti. Creature “punite” con la violenza anche verbale e non solo fisica perché fanno quello che sono, i bambini. Lo siamo stati tutti, bambini.

Tutti abbiamo fatto le bizze, rifiutato il cibo, frignato per qualche ragione. Ma solo pochi, per fortuna, hanno patito il trattamento che queste “educatrici” professionali s'incaricano di impartire secondo sistemi penalmente rilevanti. La cadenza con la quale queste inchieste si ripetono impressiona. Anzi, indigna. La storia di ieri, scoperta dai carabinieri del Comando Provinciale, quello diretto dal generale Salvatore Luongo, riguarda l'asilo “Il nido nel parco”, zona Aurelio-Boccea. Troppo poco lo spazio per elencare solo gli ultimi luoghi del ceffone pseudo-pedagogico. Latina, Grosseto, Spinaceto: asili e scuole materne chiusi, identici i metodi contestati, qualche arresto, maestrine rimandate a casa. Un tempo si diceva: sacrosanto quel ceffone. Noi diciamo con fermezza: benedette quelle telecamere, quegli occhi infallibili.

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