Il decoro sotto i piedi dei banditori del pranzo

di Paolo Graldi
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Venerdì 29 Settembre 2023, 23:44
Vero: la pubblicità è l’anima del commercio. Accende il desiderio di comprare, stimola i sentimenti, promuove il bello e il meglio. Almeno dovrebbe. Si crea così un legame reciproco, s’intreccia l’interesse reciproco e rispettivo di chi vende e di compra. Però, anche in questa materia vale la legge della misura, del limite, del buon senso e del buon gusto. Ecco, è quel che ci appare addirittura calpestato dalla moda dei banditori del pasto. 
L’operazione promozione procede per slogan che sono affidati alla abilità del banditore: si piazza in frac o in costume d’epoca all’ingresso del ristorante promuove la sua tavola ai passanti, in prevalenza turisti. 
Un po’ come quei tipi che s’incontravano al luna park, promotori ante litteram dei più svariati prodotti, dal mangiatore di fuoco alla donna cannone. Qui, a Roma, nel centro storico ma con maggiore intensità dalle parti dei Musei Vaticani, lo strillo mangereccio dilaga e si fa perfino aggressivo, di quella suadente invadenza che ti fa sentire in colpa se appena hai deciso di pranzare o cenare da un’altra parte. Qualcuno, tanto ormai il concetto di decoro urbano è un vecchio, anzi antico ricordo, si spinge, come documentiamo a iscrivere i piatti forti del menù sui lati esposti dei vasi di piante, una sfacciata lente di ingrandimento all’obbligo di esporre all’ingresso dei ristoranti offerte di ricette e relativi prezzi. Facciamo qualcosa per rientrare nei ranghi del buon gusto o affermiamo per sempre una nuova legge: qui, davvero, ognuno fa come gli pare. E nessuno se ne importa.
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