Per le strade ridotte a zoo servono misure più efficaci

di Paolo Graldi
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Lunedì 20 Marzo 2017, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:03
Siamo stati facili profeti di sventura quando abbiamo scritto, proprio su queste colonne, che l'invasione dei cinghiali in diverse zone della città, fin dentro gli abitati, avrebbe procurato guai e anche lutti. Ci siamo. Oggi piangiamo la morte di Nazzareno Alessandri, 49 anni: era in moto, un cinghiale gli ha attraversato la strada. E, allora, va detto forte e chiaro: non si può morire così perché questo è un delitto, una forma di omicidio e dunque ci devono essere dei responsabili i quali vanno perseguiti penalmente.

Strade con le insidie della giungla: buche profonde, asfalto deformato o che si squaglia, autentiche piste da cross sulle quali ammortizzatori e cerchioni sono sottoposti a stress test invincibili. Adesso, annunciati dalle ripetute segnalazioni, dalle lagnanze e dalle impaurite proteste e rimostranze, specie nella zona della via Cassia Nuova, parco di Veio, Inviolatella, branchi di cinghiali con prole (dunque più aggressivi che mai) scorrazzano in cerca di cibo. Non è un disagio: è un grave pericolo che viene lasciato ingigantirsi senza che il Comune, responsabile della sicurezza delle strade ma anche del randagismo, muova un dito.

Non si ha notizia di azioni mirate, salvo l'ipotesi allo studio di sterilizzare i cinghiali. Solo un'idea, dunque, la cui efficacia è peraltro tutta da verificare; ma niente programmi per affrontare con determinazione il fenomeno o interventi urgenti e definitivi. C'è materia affinché la procura della Repubblica chiami a sé i responsabili: questa incuria potrebbe configurarsi come reato collegato alla pubblica incolumità. Ma arrendersi alla calata dei cinghiali è chiedere troppo, davvero troppo perfino all'attuale amministrazione del Campidoglio. Protestare non basta più.