Trucchi hi-tech al concorso per le carceri: l'etica dov'è?

di Paolo Graldi
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Venerdì 29 Aprile 2016, 10:52
Al tempo degli esami truccati, per la maturità o per un posto, si usavano i “pizzini”, striscioline di carta infarcite di soluzioni nascoste nel polsino della camicia, oppure foglietti di carta velina scritti col pennarello fine, infilati nelle pieghe del vocabolario di greco o di latino, di inglese o di francese mentre per la matematica si ricorreva alle formule da ricordare affidate al palmo della mano. Vecchi tempi. La tecnologia ha cambiato tutto. Prendete il concorso a Roma per 300 posti (11 mila candidati) di agente di custodia e 100 posti (duemila aspiranti) annullato per una invasione tra i concorrenti di aggeggi hi-fi. Rice-trasmittenti, auricolari collegati con l'esterno, bracciali e braccialetti bluetooh, cellulari taroccati, cover magiche con risposte per tutti i quesiti. La denuncia di un sindacato di polizia, una task force mobilitata per smantellare la rete, ha portato a una novantina di denunce. Un bel numero. Qualcuno, pare, ha anche pagato cara la scorciatoia: sui 25 mila euro. Dunque, per una volta, nella sterminata prateria delle raccomandazioni via cellulare i filtri hanno funzionato. Lo stesso, nessuno è perfetto, è accaduto anche per gli esami di accesso alla magistratura. Resta da capire, a monte, chi è all'origine del misfatto, chi pagherà i danni? Ma c'è un altro interrogativo non meno inquietante: con quale corazza etica suggeritori e suggeriti aspiravano ad entrare nelle carceri per custodirne i detenuti? Ancor prima di indossare la divisa erano già preparati e pronti a commerciare in “pizzini”?
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