Accanto un Istanbul Kebab, più in là un Frutta & verdura gestito da un bengalese e ancora un'altra videolottery. E intorno a piazza Sempione, di slotmachine, ce ne sono a grappoli, mischiate ai locali della movida disseminati lungo le curve di viale Jonio e viale Tirreno. Ma anche tra i villini liberty, nel cuore antico di questo Municipio, il III, 200mila abitanti come Taranto o Trieste, che si allunga fuori dal Gra fino ai palazzoni di Settebagni, stretto dal Tevere da un lato e dall'Aniene dall'altro.
«A Montesacro una cosa è rimasta: un'anima popolare. La vedi la domenica tra i parrocchiani del Gesù Bambino o nei ragazzi che ancora giocano in piazza», racconta Daniela Bardi, 52 anni, titolare insieme al marito dell'edicola di via Nomentana nuova, aperta dagli anni 50. Certo, proprio lì accanto, una pizzeria ha cambiato 7 proprietari in 7 anni. «Dei negozi storici - ammette Daniela - non è rimasto quasi niente».
Anche Val Melaina ha cambiato volto, altri tempi rispetto ai Ladri di biciclette. «Cinesi, egiziani, nigeriani. A trovarne di romani doc, buona parte dei clienti ormai viene da fuori», racconta Gina Lolletti, 73 anni, moglie del titolare dello storico Bar Francesco, aperto da mezzo secolo, Bacardi e Martini sulle vetrinette dietro il bancone. Anche le serrande dei negozi, dice, vengono alzate sempre più spesso da bengalesi e indiani. Per il resto, i problemi qui sono quelli che puoi vivere un po' ovunque, dentro e fuori dal Raccordo anulare. «Le buche nelle strade, l'Ama che non passa mai...». E proprio sotto alle case popolari immortalate nel 48 dal film di De Sica, oggi c'è un cartello che parla chiaro sull'inciviltà di certi abitanti: «È vietata la discarica».
Scavallata via delle Isole Curzolane, ecco il Tufello, il mercato di piazza degli Euganei, con tanto di sportello anagrafico, avanguardia di un progetto che il M5S, che governa anche al III, vorrebbe esportare tra le bancarelle in declino in tutta la città. C'è il «muretto dell'amicizia» dove i ragazzi spennellano i loro nomi, scritte che si mischiano a quelle più politiche, sul «Tufello antifascista» (o semplicemente «antifà»). Inchiostro spray sulle palazzine stile barocchetto del primo Novecento che quasi si confondono con le case popolari degli anni Sessanta e Settanta, in gran parte riscattate.
MURALES E PARRUCCHIERI CINESI
Su via della Bufalotta si può trovare ancora l'insegna dell'«ufficio politico di Mirko Coratti», con tanto di simbolo Pd, nonostante Mafia Capitale, ma la serranda è abbassata da un pezzo, dice chi abita in zona. Poi immettendosi su via delle Vigne Nuove, oltrepassando i colorati murales davanti al cancello dell'istituto commerciale Matteucci, si sbuca a Fidene. Quartiere «laborioso», tanto che un censimento del 1976 contò da queste parti ben 58 imprese artigiane. «Ne saranno rimaste una decina», dice ora Nazareno Garofani, 60 anni, vetraio «d'arte» in piazza dei Vocazionisti. «Questa bottega l'ho aperta da ragazzo, negli anni 80. E all'epoca qui era pieno di piccole attività. Oggi è tutto diverso, si è tutto industrializzato». Dall'altra parte della piazza ha appena aperto un parrucchiere cinese. E, anche qui come a Montesacro, c'è un Istanbul Kebab. Ma con una postilla sull'insegna: verrà pure dalla Turchia, ma ora è «er kebbabaro de Fidene».
(11- continua)
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