Da quando è iniziata la campagna vaccinale si è detto di tutto e di più. Siamo stati travolti da un flusso infinito di informazioni contrastanti, in parte vere e in parte false. A essere messa in dubbio è stata anche l’efficacia dei vaccini e la loro stessa sicurezza. La verità è che sono ancora molte le domande che rimangono aperte, come ad esempio la durata dell’immunità offerta dal vaccino. Domande a cui la scienza potrà rispondere solo con il tempo. A molte altre (Faq) invece abbiamo già una risposta, seppur parziale, che può essere utile a chiarire alcuni dei più diffusi dubbi.
PERCHÉ CI SONO VACCINATI CHE RISULTANO POSITIVI ?
«Il vaccino non è stato sviluppato per proteggere le persone dall’infezione, ma dalla malattia», spiega Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e autore dell’ebook e dell’omonimo docufilm «Covid-19.
UN VACCINATO PUÒ AMMALARSI GRAVEMENTE?
«E’ davvero molto improbabile», risponde Maga. «I dati che abbiamo indicano che le persone vaccinate, con uno qualsiasi dei tre vaccini attualmente approvati, hanno oltre il 90 per cento di probabilità di non sviluppare forme gravi della malattia», precisa.
CHI SI È VACCINATO PUÒ CONTAGIARE GLI ALTRI?
«Anche in questo caso sarebbe molto improbabile», risponde Andreoni. «O almeno è così per gli altri vaccini che usiamo ormai da tantissimo tempo. Perché per diventare contagiosi - spiega - è necessario che il virus si replichi un certo numero di volte. Se non lo fa perché si è vaccinati, di conseguenza né si sviluppa la malattia è né si diventa contagiosi».
PERCHÉ ALCUNI VACCINATI NON HANNO ANTICORPI?
Succede, anche se in pochi casi, che dopo aver ricevuto il vaccino si risulti negativi al test sierologico. Ma non significa che il vaccino sia inutile. «Il test sierologico individua gli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione che si trovano in circolo nel sangue ma che non sono la sola misura dell’immunità di una persona al virus», spiega Maga. «Una persona quindi potrebbe non avere anticorpi visibili al test sierologico e avere lo stesso una memoria immunitaria del virus una volta che lo incontra: ci sono infatti delle cellule, responsabili della memoria immunologica, che si attivano e aggrediscono le cellule infette o producono anticorpi utili soltanto quando l’organismo viene esposto al virus contro il quale hanno ‘imparato’ a difendersi», aggiunge.
DURA DI PIÙ L’IMMUNITÀ DEI GUARITI O DEI VACCINATI?
Non è stata ancora possibile determinare la durata dell’immunità, sia quella offerta da una precedente infezione che dal vaccino. «Sappiamo però che gli anticorpi in circolo - spiega Maga - a seguito dell’infezione possono durare meno rispetto a quelli stimolati dal vaccino. Questo comunque non esclude che il nostro sistema immunitario possa aver sviluppato una memoria non visibile al test sierologico anche in caso di guarigione».