Long Covid, Silvia racconta i suoi 7 mesi: «Febbriciattola, perdita di gusto e olfatto. Poi è arrivato il crollo»

La ragazza di Treviso: "Il vaccino è l'unica salvezza"

Long Covid, Silvia racconta i suoi 7 mesi: «Febbriciattola, perdita di gusto e olfatto. Poi è arrivato il crollo»
di Elena Filini
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Sabato 23 Ottobre 2021, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 00:20

«Il vaccino è l'unica salvezza. Perché il Covid è molto più subdolo di quanto possa sembrare. Ve lo dice una che ha la vita bloccata da 7 mesi. E l'ha contratto come asintomatica». Silvia Previti, 31 anni (Treviso) ha potuto vaccinarsi il 30 settembre: «Una gioia immensa». La sua è una delle prime sindromi da Long Covid certificata. Una diagnosi difficile, nata dopo mesi di vicoli ciechi, esami a posto ma di condizioni fisiche sempre più invalidanti. Giovane, sana, un lavoro nella cultura, una vita. Poi arriva la pandemia.


IL CONTAGIO
«Il mio contagio è avvenuto per contatto in famiglia nel marzo 2021. Durante i miei dieci giorni di positività ho avuto fra tutti i sintomi più blandi: 37.5 di temperatura costanti, perdita di gusto e olfatto, spossatezza e nulla di più».

Pensava che le fosse andata bene: «Si, perché ho visto mio padre con la bombola dell'ossigeno. E mia madre stare male. Loro hanno avuto sintomi severi. Io ho curato tutti, stavo meglio di loro».

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IL CALVARIO
Poi le cose iniziano a peggiorare. «Quando più o meno tutti ci siamo negativizzati ho avuto un crollo. Ho pensato fosse una comprensibile stanchezza, postumi da paura e stress. Però quella febbricola non passa. E allerto il medico». Inizia una via crucis di esami. Ma l'esito è sempre lo stesso: non c'è nulla. «Con il mio medico abbiamo iniziato ad indagare con analisi del sangue, rx torace, ecg e test del cammino perché mi rendevo conto che il mio passo arrancava e si faceva sentire forte il fiatone nonostante saturassi 99 fisso. Tutto ok, unico valore anomalo una lieve positività agli ANA (autoanticorpi), ma tutti mi tranquillizzano. Mi dicevano che era un disturbo psicosomatico, una stanchezza momentanea. Bisognava avere pazienza». Al secondo mese Silvia inizia a preoccuparsi davvero: cefalee martellanti, nausea, vertigini. «Non riuscivo più a leggere né a fidarmi di uscire da sola per i capogiri e la debolezza. A giugno la situazione esplode con lividi sulle gambe. Le sento dure, pesanti, davvero faccio fatica anche nei movimenti minimi. Eppure la circolazione è perfetta».

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LA SINDROME
La risposta arriva dalla neurologa, dopo l'elettromiografia. Ed è spiazzante: «Qualcuno deve avere il coraggio di dire agli sfortunati come voi che avete ancora il Covid. Non siete più positivi al tampone, non siete più contagiosi ma il maledetto si è annidato nel vostro organismo e in ognuno si manifesta ancora con sintomi subdoli e diversi». A quel punto Silvia cerca di capire: attraverso il gruppo Facebook Long Covid di Morena Colombi si accorge che ci sono altre storie simili alla sua. Così, paradossalmente, inizia una piccola risalita. «Mi indirizzano al centro di Motta di Livenza, dove vengono fatte le riabilitazioni ai malati che sono stati in Terapia intensiva. Arrivo e scompagino un po' i ritmi. Sono la più giovane, non ho neanche visto l'ospedale. I miei sintomi sono molto simili a quelli delle malattie autoimmuni e alle neuropatie periferiche».


«L'APPELLO»
Come va ora? «Un po' meglio. Ho finalmente potuto fare il vaccino e la riabilitazione aiuta. Ma per noi è difficile. Siamo i testimoni viventi di una sindrome nuova riconosciuta solo ora, siamo importanti per la scienza e per far capire a chi ancora pensa che il Covid sia solo un'influenza che non è affatto così. Per questo dico a tutti vaccinatevi. E fatelo ora. Prima che il mostro si annidi».

 

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