«La gente ne ha abbastanza. Ne ha troppe. Di fatto, se da oggi in poi nessuno scrivesse più canzoni il mondo non ne soffrirebbe. Non importa a nessuno. Ce n'è già a sufficienza di canzoni da ascoltare, per chi le vuole ascoltare. Si potrebbero spedire ad ogni uomo, donna e bambino della terra, cento dischi a ciascuno senza mai spedirne due copie uguali. Ce n'è a sufficienza di canzoni. A meno che non spunti fuori qualcuno con un cuore puro e qualcosa da dire. Allora è tutta un'altra storia». Rispondeva così, esattamente 30 anni fa nel 1991, a una domanda di Paul Zollo (cantautore e critico musicale statunitense) un 50enne di nome Bob Dylan. Oggi il ragazzo ne compie 80, e dopo quelle parole ha pubblicato altri 12 dischi tra cui l'ultimo Rough and Rowdy Ways dell'estate scorsa, a detta di molti, forse il suo miglior album. Ma come puoi aspettarti coerenza da uno che ha sconfessato sè stesso almeno 39 volte, quanti sono i suoi dischi, e chissà quante altre volte dopo aver predetto verità e averle ritratte solo dopo il loro compimento.
È questo che fa Bob da più di sessant'anni, indossa infinite maschere senza mai travestirsi.
Salute him when his birthday comes.
Happy 80th birthday to Bob Dylan. #BobDylanAt80 #BobDylan pic.twitter.com/cEw16sWFM6— ABC Melbourne (@abcmelbourne) May 23, 2021
L'ebreo che canta il gospel, il cowboy che va a cantare per il Papa o il Premio Nobel che non si presenta ma cita Moby Dick. È un vortice di paradossi e contraddizioni. Un moltiplicatore di significati, oltreché di storie. Un uomo che contravviene sistematicamente le aspettative dei suoi ascoltatori ma anche dei suoi detrattori, modificando senza mai preavviso i versi, le melodie e anche la sua stessa voce. Dylan ha assunto decine di identità restando un mito unico e ineguagliabile e potrebbero occorrere secoli prima di giungere ad una piena comprensione della sua impresa. Lo studioso del futuro si guarderà indietro pieno di meraviglia per quell'uomo che da solo è riuscito a produrre un'opera tanto vasta e straordinaria. Ed io lo voglio aiutare, quello sbarbato studentello di domani, scegliendo - oggi - una di quelle che tra le sue oltre 600 canzoni pubblicate, è senza alcun motivo, tra le mie preferite.
Happy 80th birthday to Bob Dylan, rock’s most prescient, timeless voice | John Harris https://t.co/hjBXPiTpPf
— Guardian culture (@guardianculture) May 23, 2021
Amore e protesta
Si chiama Not dark yet (Non è buio ancora) presente in Time out of Mind il suo trentesimo album in studio del 1997. È l'ennesima, straordinaria variazione sui temi d'amore e di protesta. È l'amore per tutti gli esseri umani e la ribellione per la loro comune condizione di sofferenza. E tu non correre, ragazzo, respira profondamente e lentamente. E tra un respiro e l'altro, leggi un verso di questa meraviglia. «Well my sense of humanity has gone down the drain» (Il mio senso di umanità è sgocciolato via nella fogna); «Behind every beautiful thing there's been some kind of pain», e dietro al volto della bellezza è nascosta la sua parte ineluttabile di sofferenza. E poi, ancora, in mezzo allo scenario di richiami che sono la cifra del suo cantare; anime inaridite, gelide e ormai insensibili: «I've been down on the bottom of a world full of lies», quanto può essere difficile credere ancora all'amore quando al fondo di ogni viale si apre sempre una curva di bugie? Forse, quando il dolore è così forte e se ne perdono di vista le ragioni, ogni tentativo di comprensione si annulla nella sua sola accettazione. A poche ore dallo scoccare degli ottant'anni, allora anche l'oscurità che incombe potrebbe non essere più semplicemente un artificio di metafore e nel silenzio di un buio che tutto sta per avvolgere, neppure il mormorio sommesso di una preghiera brilla più come una scintilla di speranza. A meno che a meno che non spunti fuori qualcuno con un cuore puro e qualcosa da dire. Allora è tutta un'altra storia. L'ha detto lui.