La scuola arbitrale italiana continua a fare... scuola. Non solo a insegnare il modo di arbitrare e di gestire gli arbitri in giro per il mondo, ma anche a studiare per scalare i vertici arbitrali del calcio internazionale. Già con Pierluigi Collina e Roberto Rosetti, gli arbitri italiani sono al vertice (il primo è responsabile della Fifa, il secondo dell'Uefa) ma c'è un terzo nome che avanza prepotentemente alle loro spalle. E' quello di Nicola Rizzoli, che dopo essere stato chiamato ad organizzare gli arbitri in Ucraina, ora si sposta nell'altra parte del mondo, in Sudamerica, chiamato dalla Concaf per riorganizzare il mondo arbitrale del Centro America.
Rizzoli è stato “spinto” all'estero (che Collina abbia avuto un ruolo in questa scelta è facile pensarlo...) dopo essere stato designatore in Italia, con risultati alterni. E lasciando un patrimonio arbitrale non proprio di primissimo livello. Anzi, è corretto dire che il livello è tendente al basso, sia per qualità tecniche che per personalità, che è riscontrabile quasi ogni domenica sui campi di serie A.
L'ascesa dei nostri designatori, coincide con una preoccupante discesa dal trono che spetta ai migliori arbitri internazionali.
Proprio l'attuale designatore è l'ultimo esempio di ex grande-ottimo arbitro che ha “faticato” a trovare posto nell'Aia (anche in quella nuova, sia chiaro), testimonianza chiara di come sia difficile portare al servizio del movimento le qualità di chi si è elevato sopra la media. Pensare che Collina, Rosetti e lo stesso Rizzoli non potessero essere utili anche nelle stanze decisionali dell'Aia è davvero difficile. Ma per arrivare lì, forse, saper fare rispettare le regole non è una prerogativa che può bastare.