«Forza Azzurri, noi tifiamo per voi». Il numero delle parole non scandisce la grandezza di un messaggio quasi mai. Ciò che conta è l'autore (o gli autori), il contesto, i valori. E quello striscione che parte dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma per appendersi calorosamente al lato di uno spogliatoio a Coverciano porta in seno un racchiuso che parla di amore, dolore e passione nello stesso tempo. E non può passare in sottaciuto.
Un dodicesimo uomo inaspettato, quei bambini che lottano ogni giorno per la causa più grande, il diritto di vivere in Terra e in salute che a volte gli viene negato, che dimostrano con forza ercolina di avere lo stesso spirito di chi vive con maggior serenità.
Perchè vincere anche per loro ha tutto un'altro sapore. Perché quello striscione lo si può anche sentire, non solo leggere. Suona più forte dell'urlo di Marco al Bernabeu, nella speranza di poter rivivere anche oggi quelle notti, per l'Italia come nazione, per i suoi abitanti come tifosi e per questi bambini, che attendono e meritano questa gioia più di tutti gli altri.
«Hanno una mentalità talmente forte che noi dobbiamo imparare da loro», ha detto uno che con problemi di salute ci ha dovuto fare i conti, e per davvero. Francesco Acerbi è l'emblema involontario di una rinascita in salute, che è quella che i fanciulli del Bambino Gesù aspetteranno con impazienza tra una partita della Nazionale e l'altra. E poi c'è Leo Bonucci, che questi drammi li ha vissuti da vicino e in prima linea con il suo Matteo, che riconosce: «sono un vero esempio per noi». E se lo dice lui, c'è da credergli.