A partire dal primo novembre Yahoo è fuori dalla Cina: i servizi forniti dalla società di Sunnyvale non sono più accessibili ai cittadini cinesi. È un atto dal valore simbolico perché l’attività di Yahoo negli anni era stata fortemente limitata dalla censura cinese. Yahoo aveva progressivamente ridotto la propria presenza in Cina, tagliando i servizi mail e di musica all’inizio degli anni Dieci, arrivando poi, nel 2015, a chiudere l’ufficio di Pechino. Le operazioni di Yahoo erano di fatto già bloccate dal 2013 a causa delle leggi e della tecnologia, conosciute come “Great Firewall”, che impediscono ad altri social media o motori di ricerca occidentali, come Google e Facebook, di poter operare in Cina, se non aggirando la censura attraverso l’adozione di VPN. Ma la sempre maggiore pressione esercitata dal governo cinese sui giganti tecnologici, non solo stranieri, deve essere stata per Yahoo la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il caso Yahoo è solo l’ultimo di una lunga serie di esodi, dopo Microsoft, a settembre anche LinkedIn ha annunciato di voler chiudere i battenti e dar vita a un portale unicamente cinese. Da metà novembre, anche Epic Games, la versione del famoso videogioco Fortnite realizzata per il mercato cinese, smetterà di funzionare. Il vuoto viene colmato dalle piattaforme tutte cinesi come Baidu, WeChat e Weibo.
LE TENSIONI
La decisione di Yahoo si inserisce in un contesto di guerra tecnologica sempre più serrata e spietata tra Pechino e Washington. Gli Stati Uniti hanno posto una serie di restrizioni all’attività dell’azienda di telecomunicazioni Huawei, vanto della nazione, e di altre imprese cinesi, accusandole di avere legami con il governo, con l’esercito, o con entrambi. Per questo, Huawei è accusata dagli Stati Uniti di costituire una minaccia alla sicurezza nazionale.
IL CONTROLLO
Non è un mistero che il nazionalismo cinese abbia limitato l’accesso ai contenuti presenti sul web accusati di non essere conformi alla narrazione dominante. Una narrazione volta a esaltare tutto ciò che è cinese, in un contesto sempre più complicato per le aziende straniere, ora forzate a lasciare un mercato dalle potenzialità enormi dove, tuttavia, le controindicazioni superano i benefici. Il tanto auspicato Internet libero e aperto non è certo tale per i cittadini cinesi. Il governo ne detiene il controllo e le autorità hanno il potere di ostacolare il flusso di informazioni in arrivo dall’estero, restringendo anche la connettività. In tutto questo, almeno 416 milioni di cinesi, stando ai numeri di dicembre 2020, non hanno neanche la possibilità di collegarsi a Internet, la maggior parte vive nelle aree rurali.