Rispetto al secolo precedente, alla fine dell'Ottocento, e cioè all'epoca preindustriale, il termometro del mondo è salito di 1,1 gradi, dopo aver superato la soglia psicologica di un grado nel 2015. Il dato suona allarmante nell'ottica
dell'accordo di Parigi, siglato dalla comunità internazionale per ridurre le emissioni di gas serra e scongiurare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico. L'intesa prevede di contenere l'incremento delle temperature «ben al di sotto» dei due gradi rispetto ai livelli preindustriali, e possibilmente entro un grado e mezzo: limite che però sembra avvicinarsi velocemente.
Nel 2016 a pagare lo scotto del riscaldamento globale è stato innanzitutto, come sempre, l'Artico, che continua sciogliersi. Al Polo Nord l'estensione del ghiaccio marino è la più piccola mai registrata finora.
La colonnina di mercurio ha segnato record in diverse aree del Pianeta ma non in Italia, dove il 2016, stando al Cnr, è al quarto posto degli anni più caldi dopo 2015, 2014 e 2003. E nemmeno negli Stati Uniti, in cui il 2016 si è classificato secondo alle spalle del 2012. In Usa ad essere bollente è però il clima politico. L'ultimo ad alimentare la fiamma dello scetticismo sui cambiamenti climatici è Scott Pruitt, nominato da Trump alla guida dell'Agenzia per la protezione ambientale: ha messo in dubbio l'origine antropica del cambiamento climatico, e cioè che a causarlo siano le attività umane.
Ma gli scienziati non hanno dubbi. «Il 2016 è rimarcabilmente il terzo anno record consecutivo», rileva Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute della Nasa. «Per il futuro non ci aspettiamo un nuovo primato ogni anno, ma il trend di riscaldamento a lungo termine che è in atto è chiaro», e a causarlo è «in gran parte l'aumento della CO2 e di altre emissioni in atmosfera da parte dell'uomo».
«Mai come ora, dunque, c’è bisogno di un'azione urgente sul cambiamento climatico - afferma il Wwf -. Ma nonostante lo slancio globale per affrontare questa crisi sia crescente i dati ci dicono che ormai abbiamo raggiunto già un grado in più di temperatura della superficie terrestre rispetto all’epoca preindustriale, quando lo stesso Accordo di Parigi impegna tutti gli stati a fare il possibile per mantenere la temperatura sotto 1.5°C in più. La natura quindi ci ricorda con insistenza che dobbiamo accelerare il passo», sottolinea il Wwf.
«Gli scenari per i cambiamenti climatici in Italia sono realmente preoccupanti», continua il Wwf, che indica un incremento della temperatura media in Italia pari a circa 3°C per la fine del secolo per l’intero territorio nazionale. «L’urgenza dell’azione anche nel nostro paese è ormai è un obbligo civile e morale», conclude l'organizzazione.
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