Somigliano perfettamente alle loro canzoni, da La prima cosa bella a Che sarà, passando per quella Sarà perché ti amo cantata ormai in tutti gli stadi italiani, che compongono un repertorio che vale oltre 20 milioni di copie vendute a livello mondiale. Angela Brambati (76 anni) e Angelo Sotgiu (77), ovvero ciò che resta dei Ricchi e Poveri (Marina Occhiena uscì dal gruppo nel 1981 e si riunì agli altri nel 2020 solo per la reunion; Franco Gatti è scomparso nel 2022), sprizzano positività e ottimismo da tutti i pori.
E hanno un sorriso per tutti. Al Festival di Sanremo 2024, dal 6 al 10 febbraio, con Ma non tutta la vita il duo porterà la sua filosofia: «Nel primo verso ci auto-citiamo: “Che confusione”.
Marina non vi ha chiesto di portarla con voi sul palco, a trentadue anni dall’ultima partecipazione?
«No, no. È un capitolo chiuso. Abbiamo fatto la reunion a quattro per i cinquant’anni de La prima cosa bella: basta così. In due funzioniamo meglio: siamo sincronizzati bene».
In che rapporti siete con lei?
«Normali. Qualche messaggio. Però dopo l’annuncio di Amadeus non l’abbiamo più sentita, anche perché ci cerca chiunque e abbiamo i cellulari che vanno a fuoco».
L’assenza di Franco, invece, quanto pesa?
«All’inizio tanto. Poi ci siamo fatti forza a vicenda. Del resto era stato lui, alla fine della tournée del 2020, a dirci di andare avanti. Non sapevamo come muoverci sul palco, senza Franco. Abbiamo imparato a scherzare di più tra di noi. Oggi ci sentiamo affiatati, scherziamo, balliamo. E non intendiamo fermarci: non abbiamo scadenza».
Non è che per caso è riscoppiato l’amore, come quando a 17 anni cominciaste a cantare insieme?
«Per carità! (ridono). Ormai siamo come fratello e sorella. Ci vogliamo bene. Ma facciamo i nonni. Non a tempo pieno, però, perché siamo sempre in giro per il mondo. Siamo appena rientrati da un tour che ha fatto tappa in Germania, Romania, Uzbekistan. Riprenderemo a girare subito dopo il Festival: Estonia, Georgia, Australia…».
In Russia ci siete più tornati, dopo lo scoppio della guerra?
«No. E non intendiamo farlo. Ci dispiace per i tanti fan che abbiamo in quel paese, ma non ci sembra giusto ora andare a cantare lì».
Pupo però lo scorso novembre lo ha fatto. Ha sbagliato?
«No comment. Quella scelta non l’abbiamo condivisa per niente».
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Angela, sa che lei era il sogno erotico di Dimitry Utkin, il comandante della Brigata Wagner?
«Sì, l’ho saputo dai giornali (ride). Mi sono vista la mia foto in mezzo a due ragazze mezze nude. Ho pensato: “Ma che c’entro io con questi?”. Evidentemente questo signore è venuto a vedere qualche nostro concerto. Però ci tengo a dire che io non l’ho mai conosciuto».
E Putin, invece?
«Neppure lui. Se vuole, però, le possiamo raccontare di quella volta che lo Scià di Persia ci invitò a Teheran per il compleanno della sorella di Reza Pahlavi. Che figuraccia…».
Cosa avete combinato?
«Non avevamo capito che il compleanno fosse della sorella. Così quando ci dissero di portare la torta, andammo dritti da lui e ignorammo la poveretta. Ancora ci viene da ridere».
Se incontraste Putin domani, cosa gli direste?
«Di diventare buono e di mettere fine alla guerra: ci proponiamo di organizzare una bella festa musicale a Mosca per celebrare la pace con le nostre hit».
Sapete che siete i big con più ascoltatori in assoluto su Spotify, 5,6 milioni?
«Ce l’hanno detto, ma ne capiamo poco».
Prima del successo lavoravate come benzinaia e operaio. I giovani che oggi in un attimo diventano star conoscono il senso del sacrificio e della fatica?
«No. Durano poco per questo. Arrivano pensando di essere già divi. Una casa la fai mattone per mattone: oggi la vogliono già pronta».