Åste e Anne Line Redtroen, dalla Norvegia a Orvieto per fare le pastore. La loro storia nel docufilm "In questo mondo"

Åste e Anne Line Redtroen, dalla Norvegia a Orvieto per fare le pastore. La loro storia nel docufilm "In questo mondo"
di Monica Riccio
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Marzo 2022, 05:30

Cento storie di donne dedite alla pastorizia. E' la trama del docufilm “In questo mondo” in cui la regista Anna Krauber ha messo insieme, dal Piemonte al Trentino, dal Veneto all'Italia centrale e meridionale fino alla Sardegna, tante storie di donne, tra i 20 e i 102 anni che, giorno dopo giorno, dedicano la loro vita alla pastorizia, soprattutto di pecore e capre, ma anche di bovini e altri animali da fattoria.

Nel film, premio come miglior documentario al 36° Torino Film Festival, e in presentazione sabato 5 marzo a Spoleto, alla Sala Cinema Frau, alle 18, ci sono anche le sorelle Åste e Anne Line Redtroen, che hanno scelto l'Orvietano per la loro attività di pastore.

Åste e Anne Line gestiscono, insieme al compagno di quest'ultima e alle figlie, un agriturismo nelle campagne di Prodo, nel comune di Orvieto, ma sono anche agricoltore e pastore.

Di origini norvegesi, nate a Marvik, 52 e 54 anni fa, Åste e Anne Line dal 2006 hanno avviato la loro attività non lontano da Orvieto; oggi gestiscono, oltre all'accoglienza che in modo sostenibile dà loro una mano economicamente, una fattoria con allevamento di capre e maiali di cinta senese, con produzione sul posto di formaggi e salumi.

«Fin da bambine abbiamo vissuto a contatto con la natura e con gli animali – racconta Åste – anche se ci siamo spostate molto in Norvegia la nostra famiglia ci ha cresciute in campagna e la natura è sempre stata parte di noi. Siamo arrivate in Italia da studentesse, con il progetto Erasmus, prima all'università di Bologna e poi a Roma a La Sapienza. Abbiamo studiato Letteratura e Filosofia io, e Teologia, Anne.»

E poi cosa vi ha portato a scegliere di vivere e lavorare in campagna?

«Ad un certo punto mi sono detta “Ma io voglio restare in Italia!” - racconta Åste – e così abbiamo cercato un posto che ci piacesse per avviare la nostra attività, volevamo tornare alla campagna, nella natura, respirarne ogni giorno il profumo. Così ci siamo stabilite in questo posto meraviglioso, mia sorella con il suo compagno e poi con le figlie e io e il mio ex marito che ora non è più qui».

Di cosa vi occupate?

«Essenzialmente noi volevamo fare le agricoltrici e le pastore – dice – ma l'agriturismo, le case e le stanze di accoglienza ci danno altro sostegno economico che serve sempre. L'attività principale però è la campagna e gli animali. Non abbiamo molta terra e non siamo al momento autosufficienti per cui acquistiamo fieno per gli animali. Abbiamo un allevamento di capre, ora sono 45 fattrici, siamo nel periodo delle nascite e della lattazione e la stalla è un gran fermento! Alleviamo poi anche maiali di cinta senese. Una delle attività più importanti è il caseificio, trattiamo il latte ogni giorno e quindi la produzione di formaggi».

Tutte attività stagionali e di grande impegno, qual è la giornata tipo in fattoria?

«Si le attività sono logicamente legate alla stagionalità, in ogni momento ci sono cose da fare e cose da rimandare per i momenti in cui ci sarà meno da fare. Il lavoro è impegnativo ma ci dà modo di imparare sempre qualcosa e questo ci piace molto. Viviamo in un posto bellissimo, spesso siamo stanchissime ma tutto ripaga la scelta che abbiamo fatto. E' una scoperta continua. Il mio lavoro è sulla stalla e sul caseificio, Anne Line si occupa invece dei maiali, dell'accoglienza, dell'orto. Adesso vado in stalla alle 7, ma poi quando sarà più caldo si comincerà alle 6:30, poi alle 6 e anche prima. Si comincia dalla mungitura, poi si pulisce, si accudiscono gli animali, mentre in caseificio si lavora ogni giorno alla trasformazione del latte, e si arriva al pranzo alle 13. Di pomeriggio se avanzano un paio di ore ci dedichiamo agli spazi verdi. La giornata tipo inizia insomma alle 6/7 e finisce alle 19/20».

Come viene vista una pastora in una società che ancora è legata al concetto che mestieri maschili sono diversi da quelli femminili? Ha trovato delle difficoltà?

«Curiosamente devo dire che in Norvegia la pastorizia è sempre, da sempre, è un mestiere tipicamente femminile – dice Åste – donne e bambini si occupano da sempre di animali, gli uomini no. Qui in Italia devo dire che spesso sono stata guardata con diffidenza dagli uomini, credono forse che non sia capace, quando salgo sul trattore insomma mi guardano pensando “Ma questa lo sa guidare?” poi vedono che faccio tutto e alla fine non ci fanno più caso, il mio meccanico mi chiama “il suo idolo”. Alla fine ti rispettano e ti ammirano pure. Certo di episodi spiacevoli ce ne sono stati, è una battaglia ancora tutta da fare per sentirsi rispettate in questo mestiere».

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