Con altrettanto senso della misura colma, l’azienda reclamizza il ricco sconto (30 per cento) per i treni chiamati secondo simboli concreti della velocità, Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca. Encomio speciale per questa iniziativa, impegnata a risparmiare alle nostre colline carichi di Co2 e veleni vari, quanto spingere la cultura binaria verso le stazioni del neorealismo.
Purtroppo, seguendo le più banali cartine dell’impianto ferroviario di Trenitalia l’occhio attento del geniale blogger-pendolare Sergio Fortini scopre come le succitate Frecciarossa e Frecciargento non passano per alcuna delle stazioni umbre, evitando con cura Spoleto. Obiezione: chi parte da Milano o Bologna arriva a Roma in un lampo e poi con una coincidenza per Spoleto risolve facile, no? Maquandomai: da Roma a Spoleto, cento chilometri o poco più, le coincidenze spesso sono affidate all’eventualità. Qualora doveste beccarla verrete umiliati da uno che arriva in pattini. Si dirà: vabè ma c’è il Frecciabianca, no? Giusto, saliamo a bordo. Il silenzio vellutato della velocità offre sensazioni da tappeto volante, dal finestrino la campagna umbra scivola via nei suoi paesaggi incantati. Olivi, campi, filari, vigne, alberi, verde, giallo, fiabesco, Spoleto. Spoleto? Il cartello della stazione si allontana come le mete del deserto e svanisce: da mesi il Frecciabianca qui non si ferma più. Ma non vi arrabbiate, la fregatura dell’alta velocità era già scritta nel suo acronimo. Tav, tanto aspettate voi.
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