Narni: La statua di Giordano Bruno "dimenticata" in un androne

da sx Mauro Bonucci, Gianni Daniele, Vincenzo Leonardi e Sandro Amici
di Marcello Guerrieri
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Domenica 18 Febbraio 2018, 18:55
NARNI Se potesse bruciare anch’essa, qualcuno lo farebbe di sicuro, come il personaggio che rappresenta, Giordano Bruno, farebbe contente tante persone: la statua narnese che è stata “parcheggiata” all’interno dell’androne del Palazzo Comunale ha una peculiarità: sale alla ribalta ogni cinque - sei anni, insieme alla voglia di chi vuole farla uscire perché ritorni il monito che è stato nei secoli. Non ce la fa, purtroppo. E se prima erano stati i fascisti, dopo il Concordato con la Santa Sede, a rimuoverla dalla sua posizione davanti al Duomo cittadino, verso cui guardava con fare sprezzante per ricordare al clero l’ingiustizia subita, poi sono stati gli amministratori comunali che li hanno seguiti, ad adottare l’operazione di boicottaggio, sull’onda delle situazioni politiche che venivano maturandosi:  una volta il “Compromesso storico”, un’altra un accordo elettorale: “E’ vero che ci sono le elezioni, è vero che è sabato, ma lasciar passare anche questa volta l’anniversario della morte sul rogo del pensatore nolano, proprio non ce la siamo sentita” hanno detto Gianni Daniele e Alessandro Amici del gruppo “Tutti per Narni”. A dire la verità anche i socialisti Federico Novelli e Claudio Ricci si sono impegnati a far spostare ancora la statua ma alla commemorazione non c’erano.
La statua, in bronzo, va detto subito, non è bella: “Certo che non lo è - dice Gianni Daniele – ma è anche ricoperta da escrementi di piccioni, stinta nei colori: sarebbe brutto anche il David. E comunque deve ritornare ad essere visibile a continuare a portare il senso ed il segno della libertà”. Ogni sindaco del dopoguerra si è speso per far rimettere a posto la statua che per decenni era finita in un magazzino comunale. Si arrivò ad un certo punto, c’era Stefano Bigaroni a fare il sindaco, a pensare di posizionarla in Piazza XIII giugno, giorno della liberazione di Narni dalla guerra. Successivamente anche Gianni Giombolini, assessore a cultura e lavori pubblici, sostenne con grande fervore quella soluzione. Ma quel piccolissimo tratto di strada è sembrato davvero ostico per la statua ed ora gruppi della maggioranza e della minoranza hanno ripreso in mano la storia controversa. L’unica concessione che ottenne, come un permesso per i detenuti, l’essere apposta nel luogo originario ma solo per tre giorni. Poi nell’oblio, un’offesa appena inferiore al rogo del 1600 in Piazza dei Fiori, a Roma. Tra l’altro sta diventando elemento da romanzo: Paolo Tordi, scrittore, le ha dedicato una novella nella sua ultima opera “La Quartina di Stevenson”, segno che l’immaginario collettivo del grande busto sta, man mano, assumendo altri significati. 
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