Perugia 1540: contro il gelo la
versione 4.0 della Guerra del sale

Perugia 1540: contro il gelo la versione 4.0 della Guerra del sale
di Ruggero Campi
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Giovedì 19 Gennaio 2017, 14:28
Gli inverni sono sempre più caldi, le stagioni non sono più quelle di una volta, per non parlare delle mezze stagioni, scomparse dai lunari e trasformate in archetipi del luogo comune. Però talvolta fa freddo e che freddo, come in questo gennaio, e l’argomento non finisce di colmare di meraviglia e di attonito stupore le gazzette, i telegiornali e gli inviati televisivi intabarrati in grosse sciarpe e improbabili berretti. Il gelo – apprendiamo – non guarda in faccia nessuno, dalla pianura padana alla costiera amalfitana, dalle Alpi agli Appennini, come ci raccontano gli infreddoliti “corrispondenti” dalle rispettive zone di guerra artica. “Italia nella morsa del gelo” è il primo terrorizzante titolo di ogni edizione dei telegiornali di questo inizio d’anno, in attesa di trovarci nella morsa della calura, della zanzara tigre e della siccità. Se però a coprirci e scoprirci ci possiamo pensare da soli, saremmo stati grati all’Amministrazione se alle previsioni meteo (non tanto sconvolgenti, visto che siamo nel bel mezzo dell’inverno) avesse dato un’occhiata anche lei. Il “meteo”, anche nella comoda versione App, è del resto ormai una passione nazionale, siamo tutti esperti di perturbazioni, cicloni, anticicloni, fronti caldi, fronti freddi, venti dei Balcani, isoterme, isobare e chi più ne ha più ne metta, comprese le mitiche Azzorre. 
Eppure, malgrado siamo già alla “quarta” ondata di gelo – come apprendo anche io dalla TV -  l’amministrazione non si è preoccupata di spargere tempestivamente il sale sugli attraversamenti pedonali, avvallamenti, marciapiedi,  incroci, i luoghi dove si va piedi, magari non solo nelle vie-vetrina, ma anche nelle più neglette o nell’hinterland. In questi giorni di gelo le zone più abbandonate sono proprio quelle più frequentate dagli utenti deboli della strada che fanno lo slalom tra buche e lastre. Le buche, che novità. Dobbiamo premunirci di confezioni di sale grosso da cucina e spargerlo in nome e per conto del Comune quando si va dal giornalaio o si scendono gradini? Sì signori, il Comune di Perugia, è il grande assente, colui che avrebbe dovuto far propria la guerra a quel gelo che tra poco – è vero – ci lascerà, ma che nel frattempo costituisce un’insidia bella e buona, per tutti, ma in particolare per i pedoni. Qualcuno ha provato a scrivere ai giornali protestando… che stupido, forse a tutti è sfuggito qualcosa ed a me per primo: tra sale e perugini la relazione è sempre stata bellicosa e problematica, e non per ragioni di dieta e di pressione! Di guerre del sale siamo esperti, avendone già combattuta una e con infausti risultati: lo compravamo candido e a buon prezzo dai Senesi e il Papa ci impose il suo, nero, scadente e super tassato. Provammo a discutere civilmente da cittadini liberi, e ci ritrovammo  sudditi, con i papalini ai posti di comando e la cupa Rocca Paolina a ricordarci ogni momento chi era il padrone. Il sale era un po’ il petrolio dell’epoca, prezioso, ambito, indispensabile e per questo da caricare ben benino di tasse per rimpinguare le casse vuote dello Stato. Adesso, però, il sale costa poco e le accise si mettono altrove: caro Comune, dunque, non hai scuse, spargilo in abbondanza e soprattutto pensaci in anticipo!
E se vuoi un’idea vincente per una ulteriore rievocazione in costume per risvegliare la Città, che ne diresti di “Perugia 1540, Guerra del sale 4.0 reloaded”?  Una rappresentazione in grande stile, anch’essa rigorosamente in Centro e con costumi d’epoca, ma un lieto fine diverso da quello mesto della Storia: i perugini al loro sale candido non rinunciano e neanche ai loro diritti, non ascoltano infidi consiglieri, si ribellano ai soprusi e cacciano ad archibugiate il Farnese invasore. Che dite, alla fine mangeranno felici baguettes salate per tutti i secoli a venire, invece che filette sciape... o avremo strade più sicure?
Forse che sì, forse che no.
Chissà, la fine io non ve lo posso anticipare, ma voi la potete immaginare.
Meditate gente, meditate.
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