Pugno mortale a Norcia, «Salvatori deve tornare in carcere
perchè è un attaccabrighe»

Pugno mortale a Norcia, «Salvatori deve tornare in carcere perchè è un attaccabrighe»
di Ilaria Bosi
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 12:07
SPOLETO - “Un attaccabrighe, sempre in cerca del pretesto per discutere”. Sono soltanto alcuni dei passaggi della nuova ordinanza di custodia cautelare che ha riportato in carcere Cristian Salvatori, il 34enne di Norcia, condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio preterintenzionale di Emanuele Tiberi, 33 anni mai compiuti. Il provvedimento, firmato dal giudice per le indagini preliminari di Spoleto Paolo Mariotti, è arrivato sulla scorta di una dettagliata relazione fatta dalla Comunità del Riminese che ha di recente revocato la disponibilità a ospitare Salvatori, dopo averlo fatto per circa un anno, durante la detenzione ai domiciliari e poi all’obbligo di dimora. Salvatori, però, non avrebbe rispettato le regole, manifestando un comportamento molto incline alla lite e, verosimilmente, a sfidare le regole non soltanto della comunità ma anche della civile convivenza. Nel testo della nuova ordinanza, del resto, si prende atto non solo del mancato rispetto dell’orario di rientro, ma anche di altre violazioni. Su tutte quella secondo cui Salvatori avrebbe portato in comunità l’alcol per darlo a chi, almeno teoricamente, si trova nella struttura per disintossicarsi e ricostruirsi una vita. Non solo. Durante il lavoro avrebbe utilizzato alcune attrezzature non autorizzate. Ma al di là dei singoli episodi, quello che ha spinto la comunità di Saludecio a revocargli la disponibilità a ospitarlo è una complessiva difficoltà di gestione di un carattere evidentemente spigoloso e litigioso, come molti a Norcia lo hanno descritto dopo la morte di Tiberi. Intanto in questi giorni il giudice Margherita Amodeo ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi, con il riconoscimento di un terzo di sconto in virtù del rito scelto (l’abbreviato) e un altro terzo di sconto per la concessione delle attenuanti generiche. E se il giudice, nelle 54 pagine di sentenza, evidenzia che il pugno è stato sferrato “in assenza di diverbi o liti”, pur parlando di una sorta di “gioco” cui Salvatori avrebbe partecipato in modo sproporzionato, alla luce della nuova ordinanza saltano all’occhio le motivazioni con cui viene spiegato il riconoscimento delle attenuanti generiche. Si legge nel provvedimento - depositato prima che emergessero i nuovi sviluppi - che la decisione trova fondamento nel fatto che Salvatori avrebbe innanzitutto preso coscienza della gravità del fatto commesso. Non solo. A proposito del percorso socio-educativo avviato nella comunità di Saludecio (Rimini), il giudice evidenzia come Salvatori, almeno fino al momento della sentenza, abbia “quotidianamente e correttamente adempiuto alle regole di vita e di lavoro della comunità, oltre che all’osservanza delle prescrizioni inerenti la misura dei domiciliari prima e dell’obbligo di dimora poi”. Ma qualcosa, nel frattempo, deve essere cambiato.
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