Spoleto/Sgarbi e il Modigliani: «Cosi scoprirò se è un falso»

Vittorio Sgarbi davanti al Modigliani presunto e discusso
di Italo Carmignani e Antonella Manni
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Mercoledì 29 Giugno 2016, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 16:38
SPOLETO - Modigliani ritrovato, si anima la querelle sull'autenticità dell'opera inedita attribuibile al grande artista esposta al Festival dei Due Mondi nella mostra “Modigliani, Les Femmes” a Palazzo Tordelli. Al cospetto del dipinto in questi giorni si stanno avvicendando curiosi ed esperti. Tra questi, Vittorio Sgarbi ha vagliato l'opera attentamente e poi ha voluto che gli si inviassero i risultati delle analisi di laboratorio. Insomma, per il momento non si è pronunciato ma non ha neppure escluso l'autenticità del quadro. Più categorico il giudizio dell'artista Graziano Marini (fratello della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini) che su Facebook apostrofa l'opera come una "patacca" ovvero un falso. Non si è fatta attendere la replica di Alberto D'Atanasio, direttore artistico dell'evento espositivo: "Ciò che a Marini è apparso a occhio una patacca ha superato ben due test di due diversi laboratori scientifici e l’intervento di un laboratorio di restauro. Se invece di far polemica Marini avesse letto sulla destra della sala di Dede avrebbe, forse, riflettuto su di una mia dichiarazione”. Botta e risposta a distanza che non sembrano destinati a finire qui. La mostra è realizzata nell'ambito del Festival in collaborazione con l’Istituto Amedeo Modigliani di Roma, in preparazione del centenario della morte del grande artista livornese (1920-2020). Oltre a 30 opere riprodotte ad altissima definizione su pannelli retroilluminati a led, ha inteso portare anche l'opera inedita all’attenzione degli appassionati e degli storici dell’arte di tutto il mondo, sperando di aprire un dibattito accademico. STORIA DEL DIPINTO CONTROVERSO La tela, che ritrae una donna, fu trovata dieci anni fa, abbandonata in un quartiere periferico di Roma. Le analisi svolte da due laboratori specializzati coinvolti, uno a Milano e l’altro a Spoleto, hanno datato il dipinto nei primi due decenni del '900, e quindi nel corso della vita dell'artista. La struttura di legno, la tela, i colori e la sporcizia in superficie sono peraltro risultati coerenti con l'epoca in cui Modigliani visse. "Tutto ciò però - si spiega - non è sufficiente ad attribuire l’opera al grande Maestro. Per questo, nulla può sostituire un lungo e difficile percorso di analisi critica da parte di un team multidisciplinare di studiosi, che dovranno esaminare i diversi fattori in grado di sgombrare il campo sulla paternità dell’opera".
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