Il calcolo della massa passiva, giudicato «inattendibile», e il piano delle alienazioni privo di «perizie giurate di professionisti esterni» e senza «potenziali acquirenti accreditati». Questi i punti deboli del Piano che la
Corte dei Conti evidenzia, come aveva in parte già fatto la Commissione interministeriale del Viminale alcune settimane fa. In sostanza, la magistratura contabile dice a Palazzo Spada che l’ammontare delle passività calcolate nel Piano (14,5 milioni) non è attendibile e per giunta non si capisce come possano essere coperte dalle alienazioni, visto che non esiste un cronoprogramma delle vendite dei beni comunali, ad eccezione del passaggio di alcune aree comunali all’Ater per 2,7 milioni di euro tramite risorse della Regione. Un focus viene fatto anche sui debiti fuori bilancio, che ammontano a 7 milioni. «L’Ente, in palese (grave) irregolarità ha proceduto alla ricognizione dei debiti fuori bilancio soltanto in sede straordinaria». «Peraltro - si legge ancora nelle motivazioni - il piano non considera i debiti fuori bilancio anche parte di quelli derivanti dalla riconciliazione delle partite debitorie/creditorie con le società partecipate». Pessimo il giudizio della magistratura contabile a proposito della capacità di riscossione e recupero dell’evasione indicata nel Piano. Capacità giudicata «scarsamente attendibile».
Considerando la pausa estiva alla Corte dei Conti, l’esito del ricorso dovrebbe arrivare per settembre. Giusto in tempo per dare il via all’autunno caldo di Palazzo Spada. L’avvio del congresso per la scelta del nuovo segretario comunale del Pd, la partita delle nomine in Asm e Terni Reti (Stefano Puliti è stato riconfermato alla guida del Servizio idrico integrato per il terzo mandato) e le candidature per le elezioni politiche del prossimo anno. Prima però ci sarà la delicata partita delle dimissioni del sindaco, che rimetterà il mandato «all’esito del ricorso per favorire l’apertura di una nuova fase per Terni», come hanno annunciato ieri i segretari Leonelli, Trappolino e Monti. Facile immaginare, dunque, che il congresso sarà il campo di battaglia. E c’è da scommettere che sarà una guerra senza esclusioni colpi viste le poste in palio, con il Piano destinato a fungere da clava.
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