Sfidare la morte, barattare la vita con la follia dell'ebbrezza, per dimostrare agli altri, di non avere paura. Ancora un gioco pazzesco fra giovani, una variante delle corse agli incroci con il semaforo rosso, del surf sul treno, che vede protagonisti ragazzi sempre più giovani e anche ragazzine.
SCENA FILMATA
A quindici anni, sdraiato in mezzo alla strada per consentire ai suoi amici, cinque o sei tra maschi e femmine dai 12 anni in su, di filmare la scena con lo smartphone. Ad interrompere la gara all'ultimo like è una coppia ternana con figli che percorre via Alfonsine, a Cospea (Terni), inchioda l'auto e attraversa la strada per raggiungere il gruppo di ragazzini. «Quello che era steso in mezzo alla strada è scappato via a piedi ma gli amici, alcuni dei quali poco più che bambini, siamo riusciti a fermarli in attesa che arrivasse la polizia» raccontano Ilaria e Roberto. Gli agenti delle due volanti identificano tutti e si fanno dare il nome del quindicenne che qualche minuto prima ha messo a rischio la propria vita stendendosi al centro della carreggiata. La vicenda, al vaglio dell'ufficio minori della questura, finirà sul tavolo del tribunale per i minorenni di Perugia.
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Anche perché dalle indagini, che mettono insieme elementi inquietanti, emergerà che quella non era la prima volta. In uno degli smartphone che un genitore ha messo a disposizione degli investigatori ci sono diversi video che immortalano i precedenti del gruppetto di ragazzini.
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L'ALTRO DRAMMA
La mente torna al 27 luglio di tre anni fa quando Roberto Albanucci, 17 anni, di Acquasparta, calciatore e studente modello, morì per un tragico gioco imitando le riprese del motomondiale. La vita spezzata mentre filmava col cellulare lo scooter dell'amico del cuore, che sarebbe dovuto passare a qualche centimetro da lui, disteso a terra sulla carreggiata. E che invece lo centrò alla testa. «I preadolescenti più di tutti sentono la pressione esercitata sui loro coetanei - dice Trivelli. Il mondo oggi ti dice che esisti solo se sei popolare e tutto deve essere portato all'eccesso affinché la definizione dell'io che compie quel gesto esista virtualmente».