Terni, il Tar del Lazio boccia il ricorso del procuratore Alberto Liguori: a guidare palazzo Gazzoli Barbara Mazzullo

Terni, il Tar del Lazio boccia il ricorso del procuratore Alberto Liguori: a guidare palazzo Gazzoli Barbara Mazzullo
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 3 Novembre 2023, 10:53

TERNI - Alberto Liguori deve lasciare la guida della procura ternana.

L’ha deciso il Tar del Lazio con la sentenza che ha respinto il ricorso col quale Liguori aveva impugnato la delibera del Csm dell’11 gennaio scorso. Quel giorno il consiglio superiore della magistratura aveva disposto la non conferma nell’incarico di procuratore capo di Terni per incompatibilità.

Al suo posto torna, come facente funzioni, Barbara Mazzullo, la pm con maggiore anzianità di servizio.

Il Tar dispone che vada avanti anche la procedura del bando che ha messo a concorso il posto di procuratore capo dopo che il Csm ha disposto di non confermare l’incarico a Liguori a seguito delle chat intercorse tra lui e l’ex presidente dell’associazione nazionale magistrati,  Luca Palamara.

Per i giudici amministrativi «le conversazioni acquisite presentano una perfetta compenetrazione dell’attività politico-sindacale del magistrato con le proprie funzioni ordinarie».

Nella sentenza di merito il Tar del Lazio sposa la tesi del Csm che «con prognosi del tutto plausibile, ha correttamente prospettato il pericolo che il magistrato metta in pratica modalità di verifica e di valutazione dell’attività dei colleghi improntate a logiche correntizie piuttosto che all’effettivo apprezzamento della professionalità».

Rigettato dal Tar, oltre al ricorso contro la mancata conferma alla guida della procura, anche quello contro il bando che ha messo a concorso il posto vacante di procuratore capo di Terni, la cui procedura va avanti.

In queste ore la facente funzioni torna ad essere, Barbara Mazzullo mentre Liguori torna, per la seconda volta in pochi mesi, a fare il pm.

Scontato il suo nuovo ricorso al consiglio di Stato, questa volta contro la sentenza del tar che è stata pubblicata ieri.

Una vicenda paradossale che, iniziata l’11 gennaio con la decisione del plenum di non confermare Liguori alla guida della procura per via delle chat tra lui e Palamara, è andata avanti a suon di carte legali e colpi di scena.

Dal 12 gennaio Liguori è tornato a fare il pm seguendo le udienze in tribunale e al timone di palazzo Gazzoli ci sono stati diversi “cambi”. Per qualche giorno la facente funzioni di procuratore fu la pm con maggiore anzianità di servizio, Barbara Mazzullo. Dal 20 gennaio il consiglio giudiziario dell’Umbria aveva nominato Claudio Cicchella.

A guidare la procura ternana Cicchella è rimasto per due mesi. Fino al giorno in cui il Csm non l’ha rimosso dall’incarico ritenendo che il ruolo di facente funzioni spettasse a Barbara Mazzullo.

Il 18 aprile la decisione del consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso di Liguori ordinando che fosse reimmesso nelle funzioni di procuratore capo. Lui, dopo il giuramento in tribunale, era tornato nel suo ufficio che, dopo la sentenza del Tar, deve di nuovo lasciare. In attesa della prossima puntata, con Liguori che potrebbe tornare a chiedere al consiglio di Stato la sospensione cautelare della sentenza.​

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