Il confronto nella sede di Confindustria, in via Palermo, martedì mattina, è stato anticipato dalle urla e dagli striscioni degli operai. Colussi in strada: «La vostra mentalità non piega la nostra dignità. Il posto di lavoro è un diritto di tutti e va difeso. In mezzo alla strada 125 teste e 125 famiglie». Alla manifestazione ha partecipato anche Maurizio Landini (ex segretario nazionale Fiom e oggi nella segreteria nazionale della Cgil): «Un gruppo che vuole investire, come sta annunciando, tanti milioni di euro deve investire anche sui lavoratori - ha rimarcato Landini - se si vuole investire anche con loro bisogna ridiscutere di come riorganizzare il gruppo e di come ridare una prospettiva vera». Il faccia a faccia di ieri ha aperto uno spiraglio di trattativa. C’è una strada che porterebbe ad abbassare la cifra piazzata al centro del tavolo nei giorni scorsi: 125 licenziamenti. La via d’uscita passa attraverso il bivio della riorganizzazione del lavoro, in primis la reinternalizzazione di alcune attività che in questa fase sono affidate a società esterne. Il prossimo 21 gennaio scadranno i contratti di solidarietà all’interno dello stabilimento di Petrignano. Domani sono previste le assemblee dei dipendenti. E mercoledì 25 ottobre è in calendario un altro incontro. Alternative? C’è l’ipotesi di buone uscite per i dipendenti vicini alla pensione che accettino di lasciare la fabbrica. Per dirla con le parole di una nota diffusa ieri sera dal gruppo Colussi: «Gli esuberi strutturali nel passato erano stati gestiti con i contratti di solidarietà... massima disponibilità a portare avanti un confronto serrato e positivo con le organizzazioni sindacali dando disponibilità a lavorare su un diverso modello organizzativo e di flessibilità, con l’obiettivo di contenere per quanto possibile il numero degli esuberi». Confermata la volontà di rilancio: «Complessivamente sono oltre 15 i milioni d’investimenti che andranno a toccare direttamente il sito produttivo nel prossimo triennio». A margine della vertenza si muove anche il progetto di Colussi che guarda a produzioni a chilometro zero. Per quella via passerebbe anche la possibilità di accedere ai finanziamenti del Piano di sviluppo rurale. Una strada in salita ma che potrebbe aprire spiragli di sviluppo.
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