L'influenza di Pechino in Mozambico, per esempio, si vede nelle colossali opere pubbliche che ha finanziato negli ultimi anni, nel disboscamento intensivo di intere regioni per l'approvigionamento di legname, e persino negli alberghi della capitale dove alloggiano i businessman cinesi è tutto un tripudio di dragoni e bandiere rosse. Nel continente africano, con diverse modalità, operano realtà importanti che mantengono rapporti privilegiati con chi governa per avere le concessioni sulle risorse naturali. Chi ne beneficia, però, è solo una piccolissima percentuale di notabili locali. Il discorso lapidario pronunciato da Francesco prima di lasciare il Mozambico davanti a 60 mila persone in visibilio allo stadio di Maputo, ha avuto il potere di precederlo in Madagascar, la seconda tappa papale del tour africano. Anche lì la situazione è praticamente la stessa. Che le influenze straniere siano deleterie per gli equilibri interni non è una novità, visto che i malgasci, esattamente come i mozambicani non si avvantaggiano dei tesori del sottosuolo, considerando la povertà endemica, l'analfabetismo nelle zone rurali, le malattie - dall'aids alla malaria e l'aspettativa di vita molto bassa. Dover vivere con meno di due dollari al giorno rende tutto fragile.
Il Papa ha parlato in portoghese per arrivare a tutti e quell'omelia è sembrata essere diretta anche altrove. I mali in Africa sembrano in fondo gli stessi e si riproducono come in un effetto domino. La lezione di Francesco vale a Maputo tanto quanto ad Antananarivo.
«Il Mozambico possiede un territorio pieno di ricchezze naturali e culturali, ma paradossalmente con un'enorme quantità di popolazione al di sotto del livello di povertà. E a volte sembra che coloro che si avvicinano con il presunto desiderio di aiutare, abbiano altri interessi. Ed è triste quando ciò accade tra fratelli della stessa terra, che si lasciano corrompere; è molto pericoloso accettare che questa corruzione sia il prezzo che dobbiamo pagare per gli aiuti esterni».
In Madagascar, la quarta isola più grande del mondo, Papa Francesco è stato accolto dal giovanissimo presidente Rajoelina. Dice di essere impegnato a combattere la corruzione ma persino la campagna elettorale che ha portato alla sua elezione (con il 55% dei voti al secondo turno), nel dicembre del 2018, ha pesato l'ombra dell'ingerenza russa. E' stata la Bbc, alcuni mesi fa, a parlare per prima dello zampino del Cremlino che avrebbe agito sull'isola attraverso emissari per fare arrivare denaro a diversi politici e influire sulla campagna. Cinque mesi dopo la Francia che ha legami storici con il Madagascar - è passata alla controffensiva pur di mantenere una influenza stabile in zona, decidendo di restituire entro l'anno prossimo le piccole isole vicine, malgrado i giacimenti di idrocarburi che contengono.
Un dono utile a costruire una unione economica francofona. Nell'agenda di Papa Francesco trovano spazio temi a lui cari legati alla povertà, ai diritti umani e allo sviluppo della gente e ai cambiamenti climatici.
Da tempo in Madagascar alcune associazioni ambientaliste hanno creato zone protette per fare interrompere la pesca per alcuni mesi, visto che l'utilizzo delle riserve ittiche oltre i limiti della sostenibilità affama i pescatori locali, naturalmente poverissimi. Mentre ingrassano i grandi importatori di gamberetti: Francia, Giappone, Stati Uniti.
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