A Viterbo l'università della Tuscia attiva un primo master per formare “Narratori di comunità”

Il chiostro rinascimentale del complesso di Santa Maria in Gradi, sede del rettorato dell'Università della Tuscia
di Carlo Maria Ponzi
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Mercoledì 22 Febbraio 2017, 19:04
La prima lezione è del Menestrello per antonomasia, Antonello Ricci, scrittore, inventore delle passeggiate-racconto. A seguire, la prova-aperta dal titolo “Nell’officina del personaggio” curata dall’attore e regista Pietro Benedetti, con alcuni dei suoi più noti monologhi. Infine, ma non d'importanza, una ricca serie di ore disciplinari svolte da docenti dell’ateneo viterbese secondo il modello canonico della lezione frontale.
 
Venerdì 24 febbraio, ore 15, aula blu dell'ex facoltà di Agraria a Riello: si inaugura il master di I livello per “Narratore di Comunità”, il corso promosso dal Dibaf (dipartimento per la innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali) dell’Università degli studi della Tuscia. Obiettivo? “Far conoscere i saperi – spiegano gli organizzatori - legati al lavoro artigiano e a quello contadino, le storie di vita, le storie di lavoro, le storie di lotta che rappresentano dei giacimenti ai quali attingere idee di futuro”.
 
Gli altri appuntamenti del primo ciclo sono stati fissati per sabato 25 (tutto il giorno) e domenica 26 (mattina) tra la Viterbo medievale e le maremme intorno a Cellere. Marco D’Aureli e Alfonso Prota condurranno "gli apprendisti narratori" sul campo a intervistare due artigiani:  il fiscolaio Mario Matteucci, presso il ponte di Paradosso del capoluogo, e il pecoraio-scultore Vincenzo "Cèncio" Gioiosi, nella sua capanna d’artista spersa per le “maremme”; il tutto documentato dalle foto dell'editore Davide Ghaleb.
 
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