Comune di Viterbo, addio civismo: è rimasto solo il Pd

Mario Quintarelli, capogruppo del Pd
di Carlo Maria Ponzi
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Giovedì 11 Maggio 2017, 16:26 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 18:14
L'ANALISI
Palazzo dei Priori: l'agonia è dunque finita. Certificata l'altra notte dal no al bilancio pronunciato dai consiglieri di Viva Viterbo, Filippo Rossi e Maria Rita De Alexandris, cui sono seguite le dimissioni da assessore al Turismo di Giacomo Barelli. Il sindaco Leonardo Michelini e la maggioranza portano a casa (fuori tempo massimo) lo strumento economico-finanziario di previsione 2017. Ma con esso non archiviano la crisi politica che ha minato a meno di un anno dal ritorno al voto per la città la compagine di governo che si era formata nel giugno 2013 (esattamente il 17 giugno).

Il ricordo va a una compagine che potremmo definire arcobaleno, confezionata com'era da un solo partito (il Pd) e da uno zoccolo duro cementato da liste civiche. «Il civismo - si disse allora - è entrato nella stanza dei bottoni». Uno slogan fatto proprio dallo stesso Michelini, portabandiera di una propria équipe, Oltre le mura, affiancata in campagna elettorale da Pd, Sel, e Diritti dei cittadini. Da allora ai giorni nostri, cosa è successo? Che il civismo ha perso la sua linfa vitale. Sono nati nuovi gruppi: i MoRi con Paolo Moricoli (già Sel); Gal, con Francesco Moltoni e Sergio Insogna; Conservatori e riformisti, con Goffredo Taborri. E Oltre le mura, da un lato, ha perso pezzi per strada (i citati Taborri, Moltoni, Insogna); dall'altro è stato risucchiato da logiche di partito che nella città dei Papi fanno rima con il deputato Giuseppe Fioroni, il ras del Pd viterbese.

La crisi esplosa l'altra sera ha una data d'inizio certa: il 29 aprile, dies natalis di S. Caterina da Siena, con l'intemerata pronunciata dal capogruppo pd Mario Quintarelli, scandita dal secco distico Abbiamo chiesto al sindaco di far uscire Viva Viterbo dalla maggioranza, dopo che Rossi&c. avevano fatto saltare una delle infinite sedute di bilancio, per rimarcare il no alla dispersione in mille rivoli dei 200mila euro piovuti dalla imposta di soggiorno.
Nel braccio di ferro ingaggiato con Michelini e i suoi, Viva Viterbo ha perso. La sua idea di città non ha intaccato pratiche di governo che mirano a obiettivi, per carità legittimi, del quaeta non movere. Ma l'uscita dalla maggioranza complica la vita al sindaco sul piano della stabilità: in aula dispone di 17 voti (contro i 15 della minoranza), tali da imporre a tutti i membri della coalizione la presenza obbligatoria nei prossimi consigli. A meno che non si scelga di far lavorare le assise sempre in seconda convocazione, per cui sono sufficienti 11 consiglieri.

Il vero vincitore della contesa, in apparenza, è il Pd, da sempre spaccato e ora inaspettatamente granitico. Difficile però non attendersi rinnovate lotte intestine tra le diverse liturgie, proprio per accaparrarsi la poltrona di Barelli. Gli aspiranti assessori al Turismo e Grandi eventi? Lo stesso Quintarelli (foto), che non ha mai nascosto ambizioni assessorili, che se la dovrà vedere con Arduino Troili e Marco Volpi, titolari della corrente dei cosiddetti eretici.