Dopo l’appello della Cisl, ecco la risposta di Bigiotti. «Ci siamo sempre mossi insieme ai sindacati – dice - durante la solidarietà e gli scioperi fuori l’azienda. Abbiamo anche messo a disposizione la sede comunale per le assemblee. I sindacati lo sanno che siamo al fianco dei lavoratori. Ora però la fase si fa critica, perché dall’altra parte non si arriva a una soluzione». C’è un punto fermo, per Bigiotti: «Non consentiremo che vengano licenziate 36 persone senza muoverci». Come? «Questo è il momento più duro: abbiamo attivato le procedure per il sequestro cautelativo dei beni, soprattutto immobili, dell’azienda, grazie a un crediti tributari di diverse centinaia di migliaia di euro».
Poi spetterà al giudice accogliere la richiesta. Ma la mossa di Bigiotti ha uno scopo preciso: «Evitare la svendita dei beni e quindi non lasciare col cerino in mano i dipendenti che devono prendere stipendi e tfr. Da adesso siamo parte attiva nella vicenda. Avevo anche chiesto da subito i dati economico finanziari dell’azienda, ma non ce li hanno consegnati. Se il giudice accoglie la richiesta, non si può vendere più nulla. E saremmo attori nelle fasi transattive».
In caso di risposta positiva, ecco cosa potrebbe succedere. «Ho delle idee – continua – il sito potrebbe diventare un centro di stoccaggio per la differenziata, andando avanti a passo misto in attesa di una riconversione generale. Ci muoveremo comunque insieme a sindacati, operai e Regione». C’è un pezzo di cuore del sindaco, sull’Alta. «A 6 anni – conclude - ero lì insieme al presidente del consiglio Giulio Andreotti alla posa della prima pietra. Per me c’è anche un discorso affettivo, la mia famiglia infatti aveva anticipato i soldi per comprare il terreno, perché il comune non aveva risorse. Mio padre si era fatto promotore, se no sarebbe andata a Latina, perché essendo fuori dalla Cassa del Mezzogiorno non avrebbe avuto finanziamenti».
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