La rivincita della destra: i nomi in gioco per riconquistare Palazzo dei priori

Il palazzo comunale di Viterbo
di Andrea Arena
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Mercoledì 19 Aprile 2017, 18:47 - Ultimo aggiornamento: 18:51
“Il centrodestra saprà unirsi?”, si domandava domenica il Corriere della Sera. Domanda tutt'altro che peregrina, all'indomani di un sondaggio – pubblicato dallo stesso quotidiano milanese – in cui un'eventuale alleanza di quel tipo potrebbe raccogliere la maggioranza dei consensi, il 31.2 per cento, tra gli elettori italiani alle prossime elezioni politiche, se e quando si terranno. Più di Movimento 5 Stelle o Pd, per capirci.

Ma sull'unità del centrodestra i dubbi non riguardano soltanto il palcoscenico nazionale. Anche nel capoluogo della Tuscia, dove si andrà a votare nel 2018, il quadro è quantomeno confuso. Non tanto per lo schieramento, che sembra più o meno definito (uniche incognite Noi con Salvini e liste di estrema destra), quanto per la candidatura da esprimere per la riconquista di Palazzo dei priori dopo cinque anni di opposizione. E non sembra soltanto una questione di nome – che pure conta – ma anche di figura, di messaggio che si vorrebbe inviare alla città, e a quell'elettorato che, nel 2013, per la prima volta tradì quei colori che avevano governato Viterbo dall'inizio della seconda Repubblica.

Nomi, allora. Come quello di Giovanni Arena, coordinatore cittadino di Forza Italia, ex assessore e vicesindaco, che dopo diverse occasioni perse (la candidatura a presidente della Provincia andata poi a Battistoni, quella più recente a consigliere regionale, poi sfumata) spera che questa possa essere la volta buona. Anche perché la guerra che ha divorato il partito negli ultimi anni sembra ormai essere stata vinta proprio da Battistoni ai danni di Giulio Marini. Arena, tra l'altro, non ha mai nascosto (anzi) la sua disponibilità a correre per il Comune, e da qualche mese sembra già in campagna elettorale. Ma non è scontato che finisca così: il passato insegna, il nome non è nuovo, e la concorrenza è aspra.

A partire dagli alleati di Fratelli d'Italia, che forti di un'opposizione senza sconti a Michelini, e col rinforzo di lusso Claudio Ubertini appena arruolato, vogliono avere un peso nella scelta del candidato. O magari sperano direttamente di esprimerlo: del resto, nel 2013 toccò a Forza Italia scegliere. Ora, per l'alternanza, potrebbe toccare ad un fedelissimo di Giorgia Meloni come Mauro Rotelli, finalmente libero da ombre giudiziarie anche se forse non proprio entusiasta di tornare nell'arena. Meglio limitarsi a fare il king maker, allora, magari tirando fuori dal cilindro un candidato non politico, pescato dalla società civile, in grado di attrarre anche quei moderati che furono decisivi nel 2013. Insomma, un Michelini di centrodestra che potrebbe mettere tutti d'accordo (anche chi potrebbe decidere di votare per Viva Viterbo) e che sarebbe sempre facile da scaricare se le cose dovessero andar male.

Altri scenari? A parte l'eterno infante prodigio Santucci (che infante non è più da un pezzo e che rischia di passare alla storia per aver perso tutti i treni possibili), ci sarebbe Daniele Sabatini. Che al primo mandato da consigliere regionale, giovanissimo, ha dimostrato di avere stoffa. Una sua candidatura a sindaco non solo toglierebbe le castagne dal fuoco a tanti, ma forse sarebbe anche la migliore a livello qualitativo. Due obiezioni. Una: Sabatini attualmente milita nelle file di Cuori Italiani, formazione politica piccola e forse con la data di scadenza incorporata. La seconda, strettamente correlata: senza partito alle spalle, e col resto del centrodestra non pacificato, il papabile sindaco potrebbe trovarsi a ballare la rumba. Vale la pena?
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