La domanda c’è, il mercato è pronto a riaprire le porte all’acciaio prodotto negli stabilimenti ex Ilva, di Taranto ma non solo. Un prodotto che si è sempre distinto per la sua qualità. I commissari straordinari di Acciaierie d’Italia sono usciti rinfrancati dalla riunione che si è tenuta ieri al Mimit, alla presenza del ministro Urso, con una ventina di clienti principali del siderurgico. Hanno mandato i loro vertici aziende del calibro di Marcegaglia, Fincantieri, Arvedi, Eurosider, Stellantis, Duferco, Leonardo, Salini-Webuild, Fs. E ancora, tra gli altri, Lampre, Padana Tubi Profilati acciaio, Ferriera Valsider, Assofermet, Gabrielli, Commit. E anche l’Anfia, l’associazione nazionale della filiera automobilistica. Una riunione «cruciale per la pianificazione delle attività» - dicono al Mimit - nell'ambito del piano di ripartenza e di rilancio del gruppo siderurgico messo a punto dai commissari straordinari. Quel piano che dovrebbe riportare l’ex Ilva ad alzare i livelli produttivi a 6 milioni di tonnellate annue entro fine 2025 dagli attuali 1,3.
Ilva e Ita, i piani a Vestager ma c’è il rebus del voto Ue
LE SFIDE
«Lo sforzo che sta facendo il governo italiano e quello di far tornare Taranto l'acciaieria più rilevante in Europa, capace di soddisfare innanzi tutto le necessità relative ai consumi interni.
D’altronde comprare acciaio a Taranto e non farlo arrivare da India e Cina, è un vantaggio per le grandi aziende italiane. Accorciare le catene di fornitura è una delle principali consapevolezze maturate dal sistema industriale a seguito delle guerre alle porte dell’Europa, a cominciare da quella scatenata dalla Russia in Ucraina.
E poi c’è la qualità dell’acciaio. Ieri il commissario Giancarlo Quaranta lo ha assicurato ai grandi clienti: sarà acciaio «pregiato»: «Taranto rimarrà l’unico sito a livello nazionale che consentirà al sistema paese di produrre acciaio non da rottame, quindi pregiato per alcuni settori produttivi importanti come l’auto e la cantieristica navale. La scommessa sarà quella di utilizzare forni elettrici alimentati, grazie alle nuove tecnologie, da minerale ma con procedure e caratteristiche diverse rispetto a quelle finora adottate. Un salto tecnologico che ci consentirà di produrre acciaio di qualità».