Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Ora un fondo per le banche

di Angelo De Mattia
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 00:19

Sappiamo veramente tutto del Superbonus del 110 per cento ora che, benché solo formalmente, si spera che la vicenda si chiuda? Ma non è proprio come per un morto, del quale, come vuole un antico brocardo, non può che dirsi bene. Che si dovesse avere a che fare con gli impatti, di gran lunga superiori alle realizzazioni consentite, del Superbonus poteva individuarsi già in quel carattere genetico che è lo straordinario livello della percentuale, superiore a 100, del credito fiscale riconosciuto, il quale, a un certo punto, a testimonianza dell’enormità dell’innovazione, è stato da alcuni impropriamente considerato “moneta fiscale”. Addirittura, non sono mancati coloro che ne avrebbero voluto fare un mezzo di pagamento con potere liberatorio, al pari di una banconota a corso legale. Ma, purtroppo, da quasi tutte le forze politiche non si pose mai seriamente mente ai deteriori effetti distributivi nel presente, avvantaggiando solo una parte di cittadini, e per il futuro, attraverso il peso del debito gravante sulla società, accrescendo la strutturale maldistribuzione tra le diverse classi di reddito. Insomma, uno straordinario trasferimento di risorse, che pagheranno coloro che verranno, il quale accentua in maniera ingente i problemi della finanza pubblica non certo nelle migliori condizioni per affrontarli, il che significa aggravare i problemi della collettività. Ora, siamo a uno snodo fondamentale.

Oltre trenta interventi si sono susseguiti nel tempo nella normativa che regola questo Bonus che è ben più che “super”. E' doveroso arrivare a un approdo definitivo per non ulteriormente accentuare “in articulo mortis”, sul finire della vita, gli effetti deteriori dell'innovazione in questione. La coerenza con i principi dell’ordinamento, nella scelta della via da seguire, dovrebbe, però, essere ineludibile. E non solo per il rispetto che, innanzitutto, si deve ai cardini del diritto. Ma anche perché sarebbe difficile poter sostenere, accanto alla non comune problematica economica, finanziaria e distributiva in parte sopra accennata, anche una lunga controversia giudiziaria che facesse leva sul rapporto tra legge e tempo della sua vigenza. Contemporaneamente, bisogna essere certi dell'ammontare definitivo degli oneri che peseranno sulla finanza pubblica, per chiudere in maniera certa questo capitolo sul quale è molto probabile che gli storici futuri troveranno un coacervo di fattori, innanzitutto finanziari e sociali, per trarne orientamenti di più ampia portata sulla vita politica e istituzionale dell'oggi.

Nel contempo, occorrerà evitare che accada come per la barba del diavolo che, rasa in una guancia, si riforma nell’altra, e così di seguito: bisogna fare attenzione a evitare che si ribaltino oneri rilevanti sulle banche che, poi, alla fin fine danneggerebbero famiglie e imprese per le misure che conseguentemente gli istituti dovessero essere tenuti a decidere per il loro equilibrio patrimoniale e finanziario. L’ipotesi dell’istituzione di un Fondo che, con la raccolta di risparmio sul mercato, acquisti i crediti fiscali - che in ipotesi le banche non potessero compensare, ma non solo - deve essere studiata, non tanto per mimare il modello del fondo Atlante creato nel 2017 per agevolare la ricapitalizazione di alcune banche, ma per trarre esperienza da quella vicenda non tutta positiva. Soprattutto, occorre essere definitivamente certi, come accennato, dell’ammontare dell'onere per lo Stato. Nel 2001, quando sorse un problema sull’entità dell'extra deficit pubblico, a un certo punto si decise di istituire una Commissione formata da: Ragioneria generale dello Stato, lstat, Banca d’Italia, con il coordinamento di Palazzo Chigi, per valutare l'ammontare del deficit che, alla fine, fu riconosciuto nell’ammontare che aveva prospettato l’Istituto centrale, 35 mila miliardi di lire. Oggi, un comitato informale composto da Ragioneria generale, Ufficio parlamentare del bilancio, Istat e Banca d'Italia ( se non confligge con il ruolo istituzionale, anche la Corte dei conti) potrebbe compiere una valutazione definitiva e inoppugnabile dei crediti da sistemare e si sarebbe sicuri che, per questo aspetto, la vicenda si può chiudere, anche se la "terapia" potrà essere non facile, come, del resto, lo è stata finora. È importante, insomma, che si ponga fine alle scoperte di nuovi impatti negativi.

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