Covid, c'è la variante KP.2: ceppo è anche in Italia, salgono i casi negli Usa

L'epidemiologo Massimo Ciccozzi: ricorda la Delta. Non c'è una situazione di allarme ma è bene monitorare la situazione

Covid, c'è la variante KP.2: ceppo è anche in Italia, salgono i casi negli Usa
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 16 Maggio 2024, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 07:33

Stanno crescendo, a sorpresa, i casi di Covid negli Stati Uniti. Legati all’emergere di nuove varianti come la KP.2.

Gli specialisti invitano alla cautela e a non diffondere allarmismi. Al momento, la KP.2, rappresenta un terzo di tutte le infezioni negli Usa (a inizio aprile ne costituiva appena il 6% del totale). Ha scalzato dal podio JN.1, che aveva dominato le infezioni invernali. La nuova variante KP.2 è già stata rilevata in Italia, in Usa corre ed è la causa di 1 caso di Covid su 4 secondo i Centers for Disease Control and Prevention.

LO STUDIO

«Ricorda la variante Delta, ma manca una mutazione sul sito successivo e non è così aggressiva come questa. Dal nostro studio emerge che non ci sono rischi di maggior virulenza ed evasione del sistema immunitario, tenderà a sostituire le varianti precedenti – fa sapere l'epidemiologo Massimo Ciccozzi, tra gli autori di uno studio Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Sassari dedicato alla variante KP.2 – Se aumenta la capacità di adattarsi, diminuisce la gravità di malattia. È bene monitorare il virus, senza creare inutili allarmismi». Va ricordato che nessun alert relativo alla KP.2 è arrivato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Sebbene il numero dei ricoveri e dei decessi sia tra i più bassi di sempre in questo periodo, è bene sottolineare che non sono azzerati e che le persone colpite sono in genere quelle più anziane. In particolare quelle che non hanno fatto l’ultimo richiamo di vaccino. Sia la variante KP.2 che la KP.1.1 (derivano entrambe dalla Omicron, la dominante degli ultimi due anni) condividono le stesse mutazioni (dette FLiRT), minuscole variazioni della proteina Spike, in grado però di renderle un po’ più resistenti all’immunità acquisita con le vaccinazioni effettuate finora.

E che restano comunque valide per ridurre la gravità dei sintomi e i ricoveri, come suggerisce una ricerca condotta in Giappone. È bene mantenere alta la guardia, proseguendo con una stretta sorveglianza epidemiologica e seguendo le regole igieniche ormai imparate da tutti.

GLI SCENARI

Per questo gli esperti ritengono che siano destinate a prendere il sopravvento tra tutte le altre varianti in questo ultimo scorcio di primavera e la prossima estate, quando è previsto un picco di casi. Gli scienziati giapponesi affermano che questa nuova variante sembra essere meno virulenta, cioè meno propensa a infettare le nostre cellule e che quindi, per dar luogo a un’infezione clinicamente rilevante, dovrebbe attaccare con una maggior carica virale. Per quanto riguarda i sintomi dell’infezione, questi sono verosimilmente gli stessi degli ultimi due anni: sintomatologia a carico delle prime vie respiratorie (mal di gola, tosse, stanchezza, dolori muscolari, difficoltà respiratorie) e gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), a volte con febbre alta, ma senza la gravità di quelle iniziali. Gli esperti ricordano tuttavia anche che gli over 65, i pazienti immunocompromessi e le donne in gravidanza continuano a essere a rischio di infezioni gravi. Non si esclude che questa variante andrà ad aggiornare i ceppi che saranno inclusi nella formulazione dei vaccini anti-Covid aggiornati del prossimo autunno. Gli esperti americani rassicurano tuttavia che gli attuali vaccini offrono un certo grado di protezione soprattutto nei confronti delle forme più gravi di malattia e continuano a monitorare le performance dei vaccini contro le varianti FLiRT.

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