"Dentro il Mistero" Gianluca Zappa spiega il suo "Poema dell'Inizio" che sarà recitato venerdì sera al Convento della Trinità

"Dentro il Mistero" Gianluca Zappa spiega il suo "Poema dell'Inizio" che sarà recitato venerdì sera al Convento della Trinità
di Paolo Graziotti
4 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 23:02

Gianluca Zappa, personaggio piuttosto poliedrico della scena culturale viterbese (è scrittore, saggista, giornalista, cantautore, autore di testi teatrali e, di professione, docente di letteratura italiana), si appresta a far debuttare “Il poema dell’inizio”, una sorta di monologo suddiviso in dodici momenti, che cerca di immedesimarsi con quanto vissuto dalla comunità dei primi apostoli nei cinquanta giorni compresi tra la resurrezione di Cristo e la Pentecoste. La prima è prevista per venerdì 17 maggio alle ore 21 nella chiesa della Trinità. Siamo andati ad incontrarlo per capire meglio di cosa si tratta.

“Il poema dell’inizio”… Cosa dobbiamo aspettarci?
"Lo definirei un recitativo drammatizzato. E’ un poema, quindi è scritto in versi, ma solo nel senso che c’è ritmo e dei suoni che a volte si ripetono o si rincorrono. In realtà, quando l’ho scritto, l’ho pensato letto, recitato ad alta voce. Quindi il ritmo teatrale viene prima di ogni altra considerazione. Per questo mi sembra giusta quella definizione".

Quindi è uno spettacolo teatrale…
"E’ un one man show, va bene anche dire che è un monologo. Il testo vive del ritmo che gli do nel leggerlo. In questa prima uscita faccio tutto da solo. In futuro potrebbe essere più… polifonico".

Quando e com’è nata l’idea del poema?
"Effettivamente l’idea e la composizione risalgono al 2011, quindi a diversi anni fa. Come mi capita spesso, anche questo parto creativo è nato da un’ispirazione improvvisa che mi ha portato ad una rapida stesura. La versione che recito è più breve rispetto al testo iniziale, ho dovuto operare dei tagli, per venire incontro al pubblico di oggi, che non regge spettacoli più lunghi di un’ora. Il poema nasce dal fascino che ha operato su di me la meditazione su quei cinquanta giorni che vanno dalla Pasqua alla Pentecoste. Succede di tutto, è un continuo shock quello che Gesù provoca negli Undici. Sta nascendo la Chiesa, è l’inizio della più grande rivoluzione della storia".

E tutto parte da un gruppetto di uomini e donne di nessun conto…
"Vero, e per giunta intimoriti, se non terrorizzati. Chiusi e nascosti perché collusi con quello strano Messia finito in croce, giustiziato come un ignobile criminale.

E’ una situazione paradossale! Eppure accade qualcosa di davvero miracoloso che mette in movimento tutto quanto".

Spesso ripeti, come un leitmotiv, che per gli apostoli c’era da “spaccarsi la testa”.
"Gesù è un morto resuscitato, o meglio autoresuscitato, che compare passando attraverso i muri e si fa toccare; si comporta come un fantasma, ma non è un fantasma, ha un corpo. Per quaranta giorni rimane con loro, poi se ne va, ascende al cielo, lasciandoli soli ma promettendo un misterioso Consolatore. E poi il Consolatore misterioso arriva e investe gli undici. Scende come un fuoco e in effetti opera come un fuoco. Tutto è grande e misterioso in questa vicenda. E allo stesso tempo ci si può provare ad immedesimare con questi poveri e semplici uomini che provavano una continua vertigine".

Un altro leitmotiv è una specie di ritornello: “Cantami qualcosa dell’inizio!”…
"E’ un’invocazione allo Spirito Santo, la richiesta di riuscire a comprendere qualcosa di quei cinquanta giorni esaltanti e vertiginosi. E’ un volere andare all’inizio di questa vicenda, col desiderio che un nuovo inizio si riproponga, come del resto sempre è avvenuto nella storia della Chiesa".

La tua è una sfida coraggiosa, o forse una pretesa. La fede cattolica è in crisi e tu vai a fare poesia proprio su questa storia. Sei in totale contro tendenza rispetto alla cultura contemporanea, che è non solo distante, ma anche in qualche modo ostile a tutto ciò che sa di cristianesimo.
"Pensiamo a Pietro e ai suoi compagni che finalmente escono dal cenacolo, che cominciano a predicare al mondo, che era nella migliore delle ipotesi indifferente, nella peggiore addirittura ostile… La mia è una sfida coraggiosa? Diciamo che sono in ottima compagnia!".

Ci sarà anche un commento musicale…
"Sì, con musiche originali di Giuseppe Scalella, un caro amico, padre agostiniano, che ha la passione di creare musica. Gli sono molto grato per essersi coinvolto nel progetto. Come sono grato a tutta la comunità degli agostiniani, a cominciare dal parroco della Trinità, che mi ospita e che di buon grado ha sostenuto la mia proposta".

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