In equilibrio sul crinale. Un comizio in più, una trovata di marketing elettorale. Bisogna inventarsele tutte, per superare la soglia fatidica del 4 per cento. Sono giorni frenetici e febbrili, per i piccoli partiti italiani alla riscossa europea. Tre settimane li separa dal voto. E un velo di incertezza: ce la fanno o no?
La rincorsa
Azione e Italia Viva, ex gemelli del Terzo Polo poi separati (quasi) alla nascita, corrono in liste diverse e a sentire Carlo Calenda e Matteo Renzi non temono la matematica delle urne: "Ce la facciamo benissimo". Poi gli altri, più o meno in bilico. Come Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), l'armata eco-progressista di Bonelli e Fratoianni che per il voto europeo ha arruolato nientemeno che Ilaria Salis, insegnante sotto arresto in Ungheria e candidata capolista. Difficile che riesca a tutti il colpaccio. Ecco allora che la corsa delle piccole taglie della politica italiana si accende e diventa intrigante, nell'ultimo miglio di campagna elettorale. Tra gomitate e spintoni, trovate più o meno geniali per conquistare cuori e schede degli elettori.
I sondaggi
Ma i sondaggi, che dicono? Chi può dormire sonni tranquilli e chi, invece, deve tenere due occhi aperti? Per farsi un'idea si può partire dall'ultima Supermedia Agi/Youtrend con le intenzioni di voto rilevate la scorsa settimana, tra l'8 e il 13 maggio. Sopra la soglia, di poco, la lista "Stati Uniti d'Europa", rassemblement centrista capitanato da Renzi e Più Europa di Emma Bonino: 4,6 per cento. Tallonata di pochissimo da Avs, al 4,2 per cento. Pericolo scampato, se i sondaggi dovessero aver ragione. E Calenda? Eccolo lì, subito dietro: anche la lista di Azione, in crescita di due decimali, sembra destinata a raggiungere la soglia, al 4 per cento. E chissà che le Europe non siano un punto di partenza. Meloni ha ricordato di recente, a Pescara, la delusione per l'ingresso mancato di Fratelli d'Italia all'Europarlamento nel 2014, di un soffio.
Il marketing elettorale
C'è poco da stupirsi se è qui, nella parte bassa (per ora) della classifica, che la partita per l'8 e 9 giugno si fa più frizzante. Tra trovate pubblicitarie e coupe de theatre per fare man bassa di preferenze e prendere posto nel prossimo Europarlamento. Chissà cosa avranno pensato, per dire, i passanti caricati in auto da Calenda. In tour su quattro ruote per lo Stivale con Blablacar: lui, l'ex ministro, al volante e chi vuole sui sedili accanto, a chiacchierare dell'Europa che sarà (e convincerli a votarlo). Bonelli e Fratoianni si sono aggiudicati il colpaccio del calciomercato elettorale. E cioè la candidatura di Salis - molto contestata ma anche molto discussa sui media - l'insegnante che ha trascorso più di un anno nelle celle di Orban in attesa di processo e ora è agli arresti domiciliari, a incrociar le dita per un'elezione a Strasburgo che le darebbe l'immunità.
E se Santoro punta le sue fiche sul pacifismo militante, l'appello a tambur battente per il cessate il fuoco in Ucraina, costi quel che costi, Cateno De Luca è un fiume in piena. Le prova tutte, e ci riesce anche, per avere i riflettori addosso. Dal record di sigle elettorali inserite nel simbolo - un puzze caleidoscopico, da Italexit al Popolo per la famiglia - agli acquisti annunciati a sirene spiegate negli ultimi mesi. Su tutti, un colpaccio anche questo, mediaticamente si intende, il Capitano Ultimo, cioè Sergio De Caprio, il comandante che ha arrestato Totò Riina e che per la prima volta in trent'anni in un evento pubblico proprio con De Luca ha scoperto il volto in pubblico. Ma i candidati non bastano. Ci sono ancora tre settimane per cambiare gli equilibri, spostare in là una virgola quel tanto che basta per assicurarsi uno scranno a Bruxelles.