L'avvocato Maria Giuseppina Truini derubata di oro e gioielli poco prima di morire, il ladro era il suo assistente domestico

L'avvocato Maria Giuseppina Truini Palomba
di Massimo Cavoli
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Domenica 19 Maggio 2024, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 16:53

RIETI - Un danno affettivo, che nessuna cifra potrà mai risarcire, oltre che materiale, per quegli oggetti che rappresentavano i ricordi di un’intera esistenza e che gli erano stati sottratti nell’ultimo periodo della sua vita. Bracciali, collane e anelli in metalli preziosi, per un valore calcolato intorno agli 80 mila euro, ognuno dei quali legava l’avvocata Maria Giuseppina Truini Palomba a un momento felice della vita familiare. Tutti finiti in un negozio di “Compro Oro” dove sono stati venduti e fusi. 

La storia. Una vicenda per cui è finito sotto accusa un collaboratore della professionista, scomparsa a settembre del 2021, un sessantenne originario di un paese dell’alta valle del Velino, chiamato dai figli per assistere la madre in alcune mansioni domestiche che, secondo la procura che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, è considerato l’autore della sistematica spoliazione dei monili avvenuta all’interno dell’appartamento dove la Truini Palomba ha sempre vissuto nel quartiere di Regina Pacis, dividendo lo studio legale con i figli avvocati Giovanna e Francesco. 

L'indagine. Contro di lui pesa l’esito delle indagini condotte dai carabinieri corredate dall’acquisizione, presso un negozio di “Compro Oro”, delle dichiarazioni firmate dall’indagato all’atto di vendere gli oggetti e fotografati dal commerciante, secondo la procedura, riconosciuti come appartenenti alla famiglia dai figli della Truini Palomba che, prima ancora che la storia dei ripetuti furti venisse alla luce, si era già lamentata per la scomparsa di uno storico distintivo, a cui era particolarmente affezionata, che testimoniava la sua lunga appartenenza a un’associazione locale per la quale si era lungamente impegnata.

I sospetti. Sottrazioni, è stato ricostruito nel corso delle indagini da parte dei militari dell’Arma, che andavano avanti da quasi un anno e scoperte solo occasionalmente quando la signora non trovò più un bracciale e una collana.

Doveva partecipare a un evento e voleva indossarli, ma le scatole in cui erano conservati erano vuote: «Li ho lasciati sul comò della camera da letto e adesso non ci sono più», si era lamentata con i figli. 

Le ricerche. Inutili tutte le ricerche condotte in casa, lo stesso collaboratore aveva negato ogni responsabilità, ma qualcuno estraneo all’ambito familiare se ne era evidentemente impossessato e, così, era scattata la denuncia per furto presentata contro ignoti. 
Qualche sospetto, ma senza alcuna prova certa, si era però insinuato nei confronti dell’uomo, l’unica persona esterna a frequentare l’abitazione, per il fatto che anche altri oggetti erano spariti nei mesi precedenti. I carabinieri hanno iniziato allora a setacciare i negozi specializzati nel commercio di preziosi, arrivando a individuare il “Compro Oro” dove collane, bracciali e anelli erano stati venduti dall’indagato. I figli hanno poi riconosciuto dalle immagini a colori i beni appartenenti alla famiglia e il cerchio si è finalmente chiuso. 

Il cerchio che si chiude. L’accusa di furto aggravato, da cui è estraneo il titolare del negozio che non è tenuto a verificare la provenienza del materiale che acquista e non può incorrere nel reato di ricettazione, porterà ora il presunto responsabile davanti al giudice dell’udienza preliminari, dove i figli Giovanna e Francesco Palomba hanno preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. Ma di quanto è stato rubato, restano solo i ricordi e le fotografie. 

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