Il nonno del mondo, Jorge Mario Bergoglio e il nonno d'Italia, Lino Banfi, entrambi ottantasettenni ma ancora molto vitali, hanno svelato la loro amicizia mentre facevano da testimonial ad un evento in Vaticano organizzato per promuovere un nuovo patto generazionale tra anziani e nipoti. Si è parlato anche di guerra, di pace, di pensare a un mondo migliore da lasciare in eredità ai bambini. Francesco ha recitato a memoria il brano di una canzone pacifista che i soldati della Prima Guerra Mondiale cantavano sul Piave. «Il generale Cadorna scrisse alla Regina, se vuoi vedere Trieste te la mando in cartolina».
La rivoluzione demografica che sta portando in tutta Europa la “vecchiaia di massa” sta suggerendo una nuova visione a livello politico, economico, di welfare in tutti gli stati europei.
Banfi ha insistito a sostenere il Papa quando parla di pace. «Lui ci invita a pregare per la martoriata Ucraina, per Israele e la Palestina. Ho persino composto una breve poesia. Il Papa è il nonno del mondo, dandoci la mano noi faremo un bel girotondo, e se con questo la guerra non finirà, qualcosa di certo succederà».
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Papa Francesco ai presenti ha ripetutto che «gli anziani vedono lontano, perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra. Io, tanto tempo fa, l’ho imparato proprio da mio nonno, che aveva vissuto la prima guerra mondiale e che con i suoi racconti mi ha fatto capire che la guerra è una cosa orribile, da non fare mai». Poi recita a memoria la canzone che cantavano i soldati sul Piave: Il generale Cadorna scrisse alla Regina, se vuoi vedere Trieste te la mando in cartolina».
Nel discorso che ha rivolto al pubblico composto da giovani e anziani, il Papa è tornato sul concetto di cultura dello scarto. Una società può perdere la memoria ma se la perde allora è finita. L'unico antidoto è coltivare un rapporto generazionale armonico. «Gli anziani vengono lasciati soli e devono trascorrere gli ultimi anni della vita lontano da casa e dai propri cari. Pensiamoci un momento: ci piace questo? Non è molto meglio un mondo in cui nessuno deve aver paura di finire i suoi giorni da solo? Chiaramente sì. E allora costruiamolo questo mondo, insieme, non solo elaborando programmi di assistenza, quanto coltivando progetti diversi di esistenza, in cui gli anni che passano non siano considerati una perdita che sminuisce qualcuno, ma un bene che cresce e arricchisce tutti: e come tali siano apprezzati e non temuti».