Altro che «aprile, dolce dormire». Nel nostro Paese, secondo i dati dell’Associazione italiana medicina del sonno, ci sono la bellezza di 13,4 milioni di persone che soffrono di disturbi legati al sonno. Sono quindi numerosissimi gli italiani che di notte fanno fatica a chiudere occhio e che poi al mattino si svegliano più stanchi di prima. Dopo una notte in bianco ci si ritrova ad affrontare un nuovo giorno con la mente annebbiata, tanto nervosismo e una grande stanchezza. Con ripercussioni non solo immediate, sullo studio, sul lavoro o sulle relazioni sociali, ma anche sul lungo periodo con un rischio aumentato di problemi cardiovascolari o neurologici, per citarne qualcuno. «Chi non riposa bene durante le ore notturne – spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e direttore emerito di psichiatria all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano – non solo non sarà in piena forma neanche di giorno, ma a lungo andare potrà sviluppare delle vere e proprie patologie. La deprivazione di sonno ha un impatto negativo sulle funzioni cognitive, sulla capacità di attenzione e concentrazione, sulle condizioni cardiache, immunologiche e metaboliche».
LA QUALITÀ
Investire su una buona qualità del sonno oggi significa dunque investire sulla propria salute futura. «Il sonno è una necessità irrinunciabile per l’essere umano», sottolinea Mencacci.
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L’IGIENE
Occorre anche fare molta attenzione agli stili di vita. Gli specialisti del sonno concordano nel ritenere fondamentale una corretta «igiene del sonno», che comprende in primis una dieta sana, specie prima di andare a letto. Si raccomanda infatti un pasto leggero almeno 2-3 ore prima di coricarsi. Meglio evitare anche cibi grassi e/o speziati che potrebbero disturbare il sonno. Un’altra buona pratica è quella di stabilire una routine fissa, con orari di addormentamento e risveglio regolari. E poi evitare l’utilizzo di smartphone, tablet, computer e simili prima di andare a letto, in quanto possono disturbare il sonno allungando il periodo di addormentamento e favorendo frequenti risvegli notturni. Infine, si raccomanda una buona attività fisica. Un recente studio pubblicato sulla rivista BMJ Open ha dimostrato che fare esercizio fisico regolarmente 2 o 3 volte alla settimana riduce il rischio di insonnia e aumenta la capacità di dormire le 6-9 ore di sonno raccomandate ogni notte. Benefici, quest'ultimi, che però si perdono qualora si ritornasse a diventare sedentari. L’importante è comunque evitare che l’insonnia si cronicizzi. Per questo non bisogna esitare di rivolgersi a uno specialista per risolvere il problema.
LE TERAPIE
Tante le opzioni terapeutiche oggi disponibili: dalla terapia cognitivo comportamentali fino ai trattamenti farmacologici con le benzodiazepine e i farmaci cosiddetti Z, tra cui zolpidem, zaleplon e zopiclone e l’eszoplicone. «Tra le terapie, da qualche tempo, abbiamo anche daridorexant, che agisce ostacolando gli effetti del neuropeptide orexina, importante stimolatore dello stato di veglia prodotto dall’ipotalamo», afferma Mencacci, il quale sottolinea che «nessun farmaco può sostituirsi completamente a un corretto stile di vita nel promuovere una buona qualità del sonno».