LE ORIGINI
Un’associazione no profit nata negli Stati Uniti nel 1997 dall’idea di un papà, Albin Johnson, che cominciò a mascherarsi per divertire la figlia Katie, fan della saga, ricoverata in ospedale per un male incurabile. «Katie non ce l’ha fatta, ma il suo sogno le è sopravvissuto», racconta Isabella. «Il gruppo da allora si è ingrandito: siamo 30.000 membri attivi nel mondo». Nel 2000, su esempio della 501, è nata una seconda legione, la Rebel, seguita negli ultimi anni da un terzo gruppo, «i Mandaloriani. Tutti insieme, in Italia, siamo 350». Il più grande fra loro, nelle fila dei ribelli, ha 75 anni, il più piccolo è un “cattivo” di quattro mesi e mezzo. Servono 18 anni per ricevere la matricola ufficiale, con tanto di benedizione dalla Lucas Film (George Lucas è membro onorario dal 2005) e partecipare alle attività del gruppo, ovvero accompagnare gli eventi ufficiali Star Wars, ma anche visitare i bambini negli ospedali (dal 1997 la Legione ha raccolto 40 milioni di dollari in beneficenza).
I VESTITI
All’Auditorium il gruppo si lascerà fotografare dal pubblico - chi vorrà potrà presentarsi in costume - prima che il cine-concerto inizi, e l’orchestra cominci a suonare la musica di John Williams in sincrono con le immagini. Unico vincolo richiesto a chi volesse far parte della legione, l’aderenza “storica” dell’abito ai costumi della saga: «Per un costume si può spendere da qualche centinaia alle migliaia di euro. I più costosi sono quelli con più dettagli, Darth Vader e Boba Fett». I primi caschi, pesantissimi, erano in vetroresina: oggi sono più leggeri e arrivano a costare anche 5000 euro. «Si possono acquistare i kit dai venditori specializzati, o rivolgersi alle sarte per vestiti su misura. Online si trova qualsiasi cosa. Anche le spade». Spade che, nella maggior parte dei casi, sono le uniche armi indossate agli eventi. «Abbiamo scelto di non sfilare con i fucili. Non portiamo armi agli eventi e non le puntiamo contro il pubblico, nemmeno per fare una foto. Non ci sembra rispettoso, visti i tempi. Ci vestiamo come i cattivi, ma in fondo siamo buoni».
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