Fondi agli impianti di sci: «La Regione butta i soldi e dimentica gli alluvionati»

L’entroterra in rivolta: «Manca totalmente una visione di sviluppo per questi territori»

Fondi agli impianti di sci: «La Regione butta i soldi e dimentica gli alluvionati»
di Véronique Angeletti
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Sabato 11 Maggio 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 11:23

ANCONA - Polemiche sul fondo perduto di un milione di euro della Regione per le attività turistiche legate ai comprensori sciistici. Protesta a gran voce l’alleanza di 13 associazioni ambientaliste marchigiane e, dall’altro lato del massiccio del Catria che ospita il polo sciistico di Frontone, anche il sindaco di Cantiano. Tutti sul piede di guerra: da Alessandro Piccini, la fascia tricolore del paese della Visciola e del Cavallo del Catria, agli attivisti del Cai, Enpa, Ente zoofilo ecologista, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lav, Legambiente, Lipu, Lupus In Fabula, Mountain Wilderness, Forum Salviamo il Paesaggio e Wwf.

Le posizioni

La misura, secondo loro, dimostra «la mancanza di una visione di sviluppo turistico sostenibile di questi territori che, tenendo conto del cambiamento climatico, dia un cambio di rotta anche nell’impiego di risorse pubbliche che continuano a ripianare debiti piuttosto che essere investite in nuove linee di sviluppo».

Non solo. Per Piccini, il bando stesso si fonda «sulla chiara ammissione della non sostenibilità economica di quelle infrastrutture legate all’innevamento naturale che devono essere aiutate con del denaro pubblico» mentre la stessa considerazione dovrebbe valere «per tutte la attività in perdita per colpa dell’alluvione che ha distrutto la strada di accesso al Catria versante Chiaserna o ancora hanno patito della chiusura della Strada della Contessa». Il bando, pubblicato il 2 maggio, interessa le attività nei Comuni di Carpegna, Piobbico, Frontone, Sarnano, Bolognola, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e Arquata del Tronto. Riserva 650mila euro alle imprese coinvolte dalle mancate nevicate di quest’anno (come funicolari, ski-lift e maestri di sci) a partire di un calo minimo del 30% di fatturato con contributi che vanno da 5 a 75mila euro. Mentre gli altri 350mila sono destinati alle attività di ristorazione e altre con contributi nella misura del 50% della perdita di fatturato.

I paradossi

Un’iniziativa punto di arrivo di troppi paradossi secondo l’alleanza. «Prima - denunciano le 13 associazioni- la Regione, pur sapendo che l’evoluzione del clima non garantisce un sufficiente innevamento delle piste per remunerare le strutture, finanzia con decine di milioni di euro gli impianti sciistici; poi regala altri soldi pubblici a chi ha un calo dei ricavi, infine, destina ulteriori 65 milioni di euro a queste “cattedrali nel deserto” con i fondi del Cis e del Pnrr, anche se, come dimostrato quest’inverno, sotto i 1500 metri le stazioni sciistiche in Appennino centrale non hanno neve».

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