L'idea l'ha lanciata un gruppo di "riformisti" vicini al centrosinistra: modificare il ddl del premierato, la "madre di tutte le riforme" promossa da Giorgia Meloni, con uno dei capisaldi dell'elezione dei sindaci. Il ballottaggio. Si vota al primo turno, e poi - se nessuno raggiunge il 50% dei consensi - i due candidati premier più votati tornano alle urne due settimane dopo per una sfida uno contro uno.
Il meccanismo
Un meccanismo che, a detta dei proponenti, permetterebbe di evitare l'uso di premi di maggioranza che potrebbero distorcere il voto e finire nel mirino (come già successo in passato) della Corte costituzionale. In più solo in questo modo, sostengono i fautori del doppio turno, il premier eletto avrebbe davvero la legittimazione di almeno la metà degli elettori. La proposta è stata formulata da un gruppo di costituzionalisti, ex parlamentari ed esperti di riforme: Stefano Ceccanti, Peppino Calderisi, Enrico Morando, Claudia Mancina, Gaetano Quagliariello, Nicola D'Amico e altri. E ha rilanciato la discussione su un sistema, quello del ballottaggio, che da sempre piace più a sinistra che a destra.
Ma che avrebbe il pregio, per chi sostiene la riforma cara a Meloni, di garantire la maggioranza necessaria in parlamento (e dunque aumentarne la stabilità) ai futuri governi, senza ricorrere a premi e senza modificare troppo l'impianto della riforma costituzionale. Un'ipotesi rilanciata in queste ore, ma che nelle scorse settimane aveva fatto breccia pure nella maggioranza.
La discussione
Il ballottaggio? «Può essere una delle ipotesi in campo, vedremo se sarà necessario, quale sarà la soglia, il premio di maggioranza e quale sistema elettorale sarà prefigurato», aveva aperto la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati, di Forza Italia.
Già, perché il punto è che attualmente il testo del ddl indica soltanto la necessità di atttribuire un premio di maggioranza (e una soglia minima per ottenerlo) nella legge elettorale, ma non va oltre, per non "ingessare" troppo il sistema che modificherebbe la Costituzione. Il gruppo dei riformisti, invece, insiste proprio su questo punto: prevedere il ballottaggio (e una serie di altre piccole modifiche) nella Carta, a garanzia di tutti. Un nodo che entrerà nella discussione appena avviata in Senato, dove la "madre di tutte le riforme" è sbarcata da poche ore. E che agita la discussione nel centrosinistra: che fare? Aprire almeno su un punto, quello del doppio turno? O proseguire nella strategia del no, come ha puntato finora a fare la leader del Pd Elly Schlein (che proprio ieri ha chiamato la piazza contro il premierato per il 2 giugno)? La discussione, in un campo e nell'altro, è aperta.