Maestra aggredita a Ostia, sull’incubo degli Spada il «silenzio» del Municipio: «Non siamo Caivano...»

Dopo le botte e le minacce della donna del clan all’insegnante, il minisindaco minimizza: «Non siamo Caivano... e poi ci sono le elezioni». Insorge la Lega: «Sono parole gravissime»

Maestra aggredita a Ostia, sull’incubo degli Spada il «silenzio» del Municipio: «Non siamo Caivano...»
di Mirko Polisano
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Venerdì 10 Maggio 2024, 00:38

«La preoccupazione vera è che qui gli Spada fanno ancora paura». Davanti alla scuola di Ostia Nuova dove si è registrata l’aggressione a una maestra da parte della moglie di un esponente del clan, solo in pochi hanno il coraggio di parlare. Le bocche di tutti sono cucite. A partire da quella della dirigenza scolastica dell’istituto che continua a non pronunciarsi.

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Ma da quanto trapela, la scuola è pronta a costituirsi parte civile nell’eventuale processo.

Chiede il silenzio anche il presidente del X Municipio Mario Falconi. E invita i consiglieri riuniti in aula a minimizzare la situazione, perché «Ostia non è Caivano». «La criminalità organizzata c’è, ma evitiamo strumentalizzazioni di ogni genere, soprattutto adesso che siamo vicini alla campagna elettorale», esordisce Falconi. «Come medico ho seguito molti docenti aggrediti, ma solo perché questa violenza ha il nome Spada, c’è più attenzione». Come se non fosse un’aggravante. «Parole gravissime di Falconi, come istituzioni non possiamo stare in silenzio, dobbiamo essere omertosi sennò facciamo marchette elettorali? Terrificante in un municipio sciolto per mafia», attacca Monica Picca capogruppo Lega nel X. Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ieri ha chiamato telefonicamente il preside e la maestra aggredita martedì: «lo Stato non vi lascerà soli».

Mentre a Ostia lo scontro è anche tra le istituzioni, nel massimo riserbo (l’unico davvero consentito) proseguono le indagini. I carabinieri che hanno già acquisito le prime informazioni sommarie: «Ricordati sempre che noi siamo gli Spada», è quanto - da verbale - avrebbe detto la donna all’insegnante. I militari stanno cercando anche di capire se altre insegnanti siano state minacciate da familiari della cosca sinti. In occasione delle consultazioni elettorali del novembre 2017, si avanzò il sospetto che gli Spada potessero «controllare» i seggi elettorali con la loro presenza all’esterno di quello stesso plesso. La maestra aggredita anche ieri non era in classe: «Ha bisogno di riposare e superare il trauma», ha detto un collega. La donna non ha sporto denuncia: il timore è quello delle possibili ritorsioni. È stata già sentita dagli inquirenti a cui ha fornito la ricostruzione dei fatti: prima gli insulti, poi le minacce e poi quella frase che resta scolpita: «Sappi chi siamo». E ancora, il testa a testa per poi alzare le mani con gli spintoni, lo schiaffo sferrato e un calcio all’addome, prima dell’arrivo dei familiari a cercare di placare quella furia. La donna è stata denunciata per violenza a pubblico ufficiale e potrebbe essere interrogata nei prossimi giorni. Gli investigatori stanno cercando di capire se qualche presente possa aver effettuato un video con il telefonino. Soprattutto per capire se se si è trattato di una spedizione punitiva che è coinvolto più appartenenti alla famiglia.

LE VOCI

«Ci sono zone di Ostia dove quasi bisogna girare armati la sera per rientrare a casa - racconta Catia Iori, residente del Lido e una vita nel mondo dell’associazionismo - quello che è successo è grave. Sono nonna e vorrei che mio nipote possa vivere in una società migliore di questa». «Occorre capire il perché c’è tanta rabbia in quel quartiere - aggiunge Stefano Di Tomassi, operatore pedagogico e insegnante - una zona che deve fare i conti con incuria, degrado e pericoli sociali di ogni tipo. Bisogna fare un lavoro di accoglienza e di ascolto». «Non è possibile criminalizzare un’intera città a causa di fenomeni criminali che sono diffusi in tante altre città - ribadisce Adolfo Properzi, del comitato promotore per Ostia Comune - non si può descrivere Ostia in base all’associazione con gli Spada, perché altrimenti è come identificare Roma con i Casamonica o Latina con i Di Silvio. Non è così. Non nego che su questo territorio ci siano problemi seri di criminalità, ma nulla di diverso dalle altre città dalla più piccola alla più grande». «So di colleghi vessati dagli Spada - racconta un commerciante che vuole restare nell’anonimato - ma adesso abbiamo una forza in più, il coraggio di denunciare. Da questo punto di vista e facendo rumore sappiamo che se denunciamo siamo tutelati. Non dico che sia semplice, ma dico che va fatto».

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