A Gubbio parco Ranghiasci nel degrado tra porte devastate, vetri in frantumi, cinghiali e motocross

Segnalazioni e proteste sulle condizioni del polmone verde a San Martino

I segni del degrado a parco Ranghiasci
di Massimo Boccucci
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Domenica 12 Maggio 2024, 08:54

GUBBIO - Degrado infinito, allarme continuo. Parco Ranghiasci è un gioiello lasciato nel più totale abbandono. Le condizioni di questo polmone verde nel cuore del centro storico, a San Martino, sono sempre più preoccupanti che svilisce il quartiere fino alla parte alta della città. L’area, di proprietà della Provincia e del Comune, è senza manutenzione ordinaria e nel villino in disuso ci sono porte devastate, gli infissi a pezzi e le finestre con i vetri in frantumi, ricordando le devastazioni a opera dei cinghiali. Molti alberi sono pericolanti, ci sono cavi elettrici esposti, fontane rovinate in disuso dopo il ponte. C'è chi vi transita con moto da enduro senza targa né alcun controllo.

C'è un centauro spericolato e mimetizzato che nei fine settimana viene visto sfrecciare su e giù per la strada che conduce al parco e all'interno, con i residenti furiosi. Sarebbe ogni volta la stessa persona, dedita a prendere possesso dell'area pedonale fino a rendersi protagonista di derapate nel giardino e salendo pure sulle scale del tempietto, in pieno sfregio nei confronti di un luogo storico ma anche dei presenti increduli. Fin qui le segnalazioni non hanno sortito effetto.

L'ultima vera iniziativa con la sinergia tra pubblico e privato per far rivivere il parco risale al 2015, quando nel villino vennero ospitati i corsi della scuola dei mestieri e delle professioni.

La situazione di abbandono va avanti da tempo nonostante le ripetute segnalazioni alla Giunta Stirati.

La vasta area è stata realizzata dalla nobile famiglia Ranghiasci nella prima metà dell’800. Il giardino venne ispirato da Matilde Hobhouse, nobildonna inglese, moglie di Francesco. La Hobhouse era originaria della contea di Bath, figlia di Sir Benjamin e sorella di Lord Broughton, amica e forse amante di Ugo Foscolo che le dedicò le Rime di Petrarca con le parole «Alla Gentile Giovine Matilde Hobhouse fanciulla».

La nobildonna inglese sposò a Roma nel 1827 l’allora ventisettenne Francesco e presumibilmente quell’anno si recò per la prima volta a Gubbio per la festa dei Ceri. L'evento è ricordato da Oderigi Lucarelli, attendibile storico eugubino. Hobhouse si sarebbe trattenuta nella città due giorni e l’arrivo avrebbe destato una forte curiosità per l’ingente dote che si vociferava arrivasse a 60mila scudi. Le tracce della donna si perdono, infine, nel 1853. Probabilmente divorziò dal marchese che si unì con una nuova moglie. Lo storico Gaetano Moroni le attribuisce l’ispirazione del parco, sul quale si affaccia la parte posteriore del palazzo.

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