Ucraina, appello bis del Papa per la liberazione di tutti i POW ucraini e russi: aiuterebbe la de-escalation

E' ancora efficace la leggendaria diplomazia vaticana o ha fatto il suo tempo?

Ucraina, appello bis del Papa per la liberazione di tutti i POW ucraini e russi: aiuterebbe la de-escalation
di Franca Giansoldati
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Domenica 12 Maggio 2024, 13:58

«Rinnovo il mio appello per uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina». E' la seconda volta nell'arco di poche settimane che il Papa, dopo il Regina Caeli, davanti ai fedeli e a tanti gruppi di pellegrini in piazza San Pietro, implora questo atto sul quale stanno lavorando le diplomazie di diverse nazioni dietro le quinte. Francesco sa bene che un passaggio di questo genere potrebbe portare a una riduzione delle tensioni belliche nel tentativo di riannodare con fatica i fili del dialogo. Alla finestra del palazzo apostolico ha assicurato l'immutata «disponibilità della Santa Sede a favorire ogni sforzo a tale riguardo soprattutto per quelli gravemente feriti e malati».

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E' dall'inizio del conflitto che Bergoglio cerca di facilitare un terreno di mediazione ma finora senza troppi risultati nonostante non manchi di fornire appoggio, sostegno e incoraggiamento alle diplomazie che sono in azione mediante i contatti personali che intrattiere personalmente con diversi leader e capi di Stato con i quali ha rapporti diretti: Lula, Macron, Biden, Meloni, il Re di Giordania, Erdogan.

Nel gennaio scorso Russia e Ucraina si sono scambiati 100 prigionieri di guerra (POW) ciascuno a seguito della mediazione degli Emirati Arabi Uniti, un altro paese con il quale Papa Francesco ha rapporti diretti e consolidati. 

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Ultimente però sono arrivate anche notizie pessime, relative ad esecuzioni di prigionieri di guerra. La Russia avrebbe giustiziato a marzo più di 30 prigionieri recentemente catturati durante i mesi invernali, secondo i rapporti ricevuti dall'ufficio dell'Alto commissario dei diritti umani alle Nazioni Unite.

Non c'è dubbio che due anni di guerra in Ucraina hanno messo a dura prova anche la leggendaria diplomazia vaticana e, in particolare, la missione speciale affidata al cardinale Matteo Zuppi per riportare a casa una parte dei bambini ucraini rapiti dai militari russi nelle zone occupate. I risultati finora sono stati mediocri anche se sono ancora in corso, come ha confermato il cardinale al Messaggero alcuni giorni fa. 

In quest'ultimo anno diversi osservatori si sono interrogati sulla effettiva efficacia della leggendaria diplomazia d'Oltretevere. Tanto che in Germania l'agenzia cattolica KNA si è chiesta se sia davvero inefficace. Agli inizi del conflitto ucraino non sono mancate le docce fredde da Kiev e da Mosca. Zelenski ha persino respinto un'offerta del Vaticano ad agire come mediatore e allo stesso modo il Cremlino non ha mai offerto spiragli concreti al Papa. 

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Il Vaticano ha però avuto un certo successo diplomatico in passato ad esempio tra Germania e Spagna nella disputa sulle Isole Caroline nel 1885, nel conflitto del Canale di Beagle tra Cile e Argentina nel 1979, e tra Cuba e Stati Uniti nel 2015. In Sud Sudan, il recente coinvolgimento del Papa ha almeno riportato le parti ostili al tavolo dei negoziati ma tra la Russia e l'Ucraina la questione sembra essere più complessa e diversa, complicata anche dal fatto che i cattolici in Ucraina sono una minoranza e in Russia sono quasi inesistenti. 

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