IL PROCESSO

Alessia Pifferi condannata all'ergastolo per la morte della figlia Diana. La madre Maria: «Si è dimenticata di essere mamma, deve pagare»

Esclusa l'aggravante della premeditazione. La difesa aveva chiesto l'assoluzione

Alessia Pifferi condannata all'ergastolo per la morte della figlia Diana. La madre Maria: «Si è dimenticata di essere mamma, deve pagare»

Esclusa la premeditazione

Ergastolo. Alessia Pifferi è stata condannata al massimo della pena per l'omicidio della figlia Diana di un anno e mezzo, lasciata a casa da sola per sei giorni e morta di stenti. Lo ha stabilito la Corte di Assise di Milano, accogliendo la richiesta del pm Francesco De Tommasi. "È un dolore atroce», ha commentato la mamma di Pifferi, Maria Assandri, subito dopo la lettura del dispositivo. «Si è dimenticata di essere una madre. Deve pagare per quel che ha fatto. Se si fosse pentita e avesse chiesto scusa… Ma non l'ha fatto». La piccola Diana era stata trovata morta il 20 luglio del 2022, quando Pifferi era rientrata nella sua abitazione di via Parea a Milano dopo quasi una settimana. Il tardo pomeriggio del 14 luglio era partita per la provincia di Bergamo, dove abitava il suo fidanzato dell'epoca, lasciando la bimba nel lettino con soltanto un biberon e una bottiglietta d'acqua. Tra le aggravanti che le venivano contestate, la Corte ha escluso quella della premeditazione, riconoscendo invece quelle dei futili motivi e dell'aver commesso il fatto ai danni della figlia minorenne. I giudici, presieduti da Ilio Mannucci Pacini, hanno poi condannato la 38enne a versare provvisionali da 20mila e 50mila euro rispettivamente alla sorella Viviana e alla madre Maria, entrambe parti civili nel processo. L'udienza si è aperta questa mattina con l'intervento dell'avvocato di parte civile Emanuele De Mitri, al quale è seguita l'arringa del difensore Alessia Pontenani. Il legale, che aveva chiesto l'assoluzione perché "è evidente che non volesse uccidere la bambina», ha ricostruito la storia di Pifferi dall'infanzia al giorno in cui è uscita di casa, lasciandola sola per l'ultima volta. «Non ha mai voluto uccidere la figlia. Esiste il reato di abbandono di minore ed è il nostro caso». Pifferi, che già in passato aveva lasciato a casa la bimba per andare dal compagno per il weekend, «lo ha commesso più volte». Per il difensore, «non è una psicotica, ma una ragazza che è cresciuta in assoluto isolamento morale e culturale». Da piccola «ha subito abusi, è stata vittima di violenza assistita, non è andata a scuola, ha un deficit cognitivo, è vissuta senza avere un lavoro, era in condizioni di estrema indigenza. Partorisce in un bagno, non sa di essere incinta. Una donna cresciuta in questo modo può non avere problemi?". La perizia psichiatrica eseguita nel corso del processo dallo specialista Elvezio Pirfo aveva però accertato che la 38enne era capace di intendere e volere al momento dei fatti. Un aspetto, questo, che è stato sottolineato anche dal pm Francesco De Tommasi, replicando che Pifferi «non ha nessun deficit». Per il pm «c'è una sola vittima e si chiama Diana. E c'è una bugiarda e un'attrice, che è Alessia Pifferi». Lo stesso pubblico ministero, fuori dall'aula dopo la condanna, ha sottolineato che si tratta di «una sentenza giusta, la prima tappa per l'accertamento della verità. Ci ho sempre creduto - ha detto - e con questo verdetto hanno riportato al centro del processo la vittima». Della stessa idea è la sorella Viviana Pifferi: «penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto - ha osservato -, perché per me non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici». L'avvocato Alessia Pontenani ha già fatto sapere che farà ricorso e che chiederà «la riapertura dell'istruttoria e una nuova perizia». Pifferi «era molto dispiaciuta per l'atteggiamento della sorella e della mamma» le quali «quando il presidente ha detto 'ergastolo' hanno festeggiato». «Alessia - ha riferito - ha pianto tantissimo».

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Difesa Alessia Pifferi: «Dispiaciuti per l'atteggiamento della sorella e della mamma»

Quando è stata letta la sentenza di condanna all'ergastolo, Alessia Pifferi «era molto dispiaciuta per l'atteggiamento della sorella e della mamma». Lo ha detto il difensore Alessia Pontenani fuori dall'aula al termine dell'udienza, sottolineando che «quando il presidente ha detto 'ergastolo' si è capito che dietro stavano festeggiando e qui c'è ben poco da festeggiare. Poi non ha ben compreso il problema economico, perché ha detto 'io non ho soldi', allora le ho spiegato che l'unica cosa che possono prenderle è quel pezzettino di casa». L'avvocato ha fatto sapere che farà ricorso e che chiederà «la riapertura dell'istruttoria e una nuova perizia collegiale».

La sentenza: 20mila euro a sorella Pifferi e 50mila a madre

La Corte d'Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha condannato Alessia Pifferi anche al versamento di provvisionali di 20mila euro per la sorella Viviana e di 50mila euro per la madre Maria. Entrambe le familiari si sono costituite parti civili nel processo per l'omicidio della piccola Diana, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Durante la lettura del dispositivo, dopo una camera di consiglio durata circa 2 ore e mezza, Alessia Pifferi è rimasta impassibile. 

La difesa: «Leggeremo le motivazioni, poi ovviamente faremo appello»

«Leggeremo le motivazioni, poi ovviamente faremo appello, mi aspettavo una sentenza cosi' dura». Lo ha detto a margine della lettura della sentenza che ha condannato Alessia Pifferi all'ergastolo, la legale dell'imputata, Alessia Pontenani. «Era molto dispiaciuta di aver sentito la sorella e la madre esultare durante la lettura della sentenza, quando il presidente ha detto 'ergastolo'", ha aggiunto.

 

Alessia Pifferi impassibile durante lettura sentenza

Alessia Pifferi condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, di soli 18 mesi, lasciata morire di stenti è rimasta impassibile durante la lettura della sentenza.

Esclusa l'aggravante della premeditazione

Nel condannare Alessia Pifferi per l'omicidio della figlia Diana, i giudici hanno escluso l'aggravante della premeditazione che le veniva contestata insieme a quelle dei futili motivi e dell'aver commesso il fatto nei confronti della figlia minorenne.

La sorella di Alessia: «Sentenza giusta, non ha mai avuto attenuanti»

«Penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto, perché per me non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici».

Così Viviana Pifferi, sorella di Alessia, commentando la sentenza con la quale la parente è stata condannata all'ergastolo. «In questo momento non so neanche dire cosa provo, è una cosa stranissima. Spero che adesso Diana possa volare via in pace», ha aggiunto.

Il pm: «È una sentenza giusta, la prima tappa per l'accertamento della verità»

«È una sentenza giusta, la prima tappa per l'accertamento della verità. Ci ho creduto sempre e con questo verdetto hanno riportato al centro del processo la vittima». Così il pubblico ministero Francesco De Tommasi, dopo la lettura della sentenza con la quale Alessia Pifferi è stata condannata all'ergastolo per l'omicidio della figlia Diana, lasciata morire di stenti a soli 18 mesi. «Ho visto una donna che ha recitato una parte, mi aspettavo l'ergastolo», ha aggiunto. 

La mamma Maria: «E’ un dolore atroce, si è dimenticata di essere una mamma»

«E’ un dolore atroce, si è dimenticata di essere una mamma. Deve pagare per quello che ha fatto. Se si fosse pentita e mi avesse chiesto scusa…ma non l’ha fatto. Ora non riuscirei a dirle nulla». Sono le prime parole con cui Maria, mamma di Alessia Pifferi, commenta la sentenza all’ergastolo della figlia per aver lasciato morire di stenti la piccola Diana di soli 18 mesi.

 

 

Alessia Pifferi condannata all'ergastolo

Alessia Pifferi è stata condannata all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Lo ha deciso oggi la Corte di Assise di Milano. 

Giudici in camera di consiglio per la sentenza

Si sono ritirati in camera di consiglio i giudici della Corte di Assise di Milano per decidere la sentenza del processo a carico di Alessia Pifferi, accusata dell'omicidio della figlia Diana di 18 mesi. Il presidente Ilio Mannucci Pacini ha fatto sapere che le parti saranno avvisate mezz'ora prima della lettura del dispositivo. Dopo l'arringa del difensore Alessia Pontenani, il pm Francesco De Tommasi ha replicato. «C'è una sola vittima e si chiama Diana. E c'è una bugiarda che è Alessia Pifferi, una attrice che è Alessia Pifferi. Chiedo di non riconoscere alcun beneficio»

Parte civile: «Caso agghiacciante, Alessia Pifferi è colpevole»

«Ci troviamo di fronte a un caso agghiacciante, nel quale la responsabilità è chiara. In questo processo c'è soltanto una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell'omicidio della piccola Diana». Così l'avvocato Emanuele De Mitri, legale di parte civile, nel processo a carico della 37enne per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. «Pifferi ha ucciso la propria figlia, lasciandola da sola senza acqua né cibo per sei giorni. Sapeva chiaramente che la figlia sarebbe morta. Pifferi ha tradito la piccola Diana, ha tradito il corpo di Diana. Pifferi - ha aggiunto il legale - è stata una donna presuntuosa. Non ha chiesto aiuto alla famiglia, pur sapendo che la famiglia l'avrebbe aiutata, nascondendo cosa faceva». La mamma Maria e la sorella Viviana erano infatti «le uniche che le hanno dato una mano. La madre ha cercato in tutti i modi di sostenere Alessia Pifferi. Nonostante i rapporti fossero tesi, Viviana ha visto la nascita di Diana come un miracolo. Mai avrebbero potuto pensare che Pifferi abbandonasse in quel modo la bambina». Il legale ha chiesto risarcimenti da 200mila euro per la madre e da 150mila euro per la sorella, o una provvisionale da 100mila euro ciascuna. 

La difesa della Pifferi: «Famiglia corresponsabile»

«Non c’è stata volontarietà: se avesse voluto ucciderla l'avrebbe fatta sparire». Lo sostiene Alessia Pontenani, avvocato che difende Alessia Pifferi accusata dell'omicidio aggravato della figlia Diana di soli 18 mesi, morta di stenti. «Quel maledetto 14 luglio (del 2022, ndr), lei parte con un piccolo trolley, non con due valigie enorme» e lascia sola la bambina per raggiungere il suo compagno in provincia di Bergamo.

«La lascia da mangiare e da bere, la lascia nel suo lettino senza lenzuola, lascia le finestre aperte; poi non sappiamo cosa sia successo, se i piani di questa ragazza madre sono andati in frantumi» aggiunge nel suo intervento in aula a Milano. Una donna la cui «incuria» e «incapacità di accudire» la bimba viene più volte ricordata dal difensore che invoca l'infermità per la sua assistita che si lascia andare a un pianto silenzioso. «Quel corpicino aveva bisogno di amore e protezione che lei non è riuscita a darle» aggiunge. Ritorna una settimana dopo aver abbandonato la piccola Diana e «Non inscena la sparizione della bambina o il rapimento. Avrebbe potuto metterla in un sacchetto della spesa e farla sparire e non se ne sarebbe accorto nessuno perché questa bambina era un fantasma» che nessuno ha mai sentito piangere. Se l'imputata ha commesso un reato "è quello di abbandono di minore». Ad Alessia Pifferi vanno concesse le attenuanti generiche «perché non ha mai preso in giro nessuno», lei «non ha mai pensato alle conseguenze delle sue azioni tanto che ha dato l’allarme. Avesse premeditato questo delitto orribile non saremmo qui, ma a cercare una bambina scomparsa. Esiste un reato nel nostro codice che è l’abbandono di minore: è il nostro caso, è il caso di Diana». L'imputata «lo compie la prima volta che va al supermercato senza la figlia, nel primo weekend in cui la lascia sola a casa, nel secondo, nell’ultima maledetta settimana. Sperava, credeva in cuor suo che non sarebbe successo nulla». Diana Pifferi «era una donna abbandonata a se stessa. Capisco il dolore della famiglia, forse giustificato dal timore di essere chiamati in causa con una forma di corresponsabilità; e forse la corresponsabilità ce l'ha chi l'ha sentita piangere e non è intervenuto o chi per una settimana non si è preoccupato di fosse questa bambina; tutti sono responsabili» incalza l'avvocata che chiede l'assoluzione e lascia nelle mani dei giudici «Alessia e Diana. E' ora che entrambe queste persone sfortunate abbiamo davvero giustizia».

La parte civile chiede il risarcimento per la sorella e la madre dell'imputata

Alessia Pifferi, a processo per la morte della figlia, «ha tradito la piccola Diana, ha ucciso volontariamente lasciandola sola senza acqua e senza cibo per sei giorni». Lo ha detto Emanuele Di Mitri, avvocato di parte civile di Viviana Pifferi e Maria Assandri, sorella e madre di Alessia Pifferi, a processo per la morte della figlia Diana di 18 mesi, chiedendo un risarcimento per danno morale di 200 mila euro per la nonna della bambina e 150 mila per la zia. La 38enne «ha retto la condotta di abbandono della figlia dicendo una marea di bugie a tutti - ha spiegato davanti alla Corte d'Appello, presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini - ha accettato volontariamente l'unico esito possibile, la morte della figlia», ha concluso l'avvocato di parte civile. 

Alessia Pifferi. Oggi nuova udienza e probabile sentenza sul caso. L'imputata «ha avuto una infanzia terribile e una adolescenza terribile, e' cresciuta nella noncuranza. Non e' nostro compito dare giudizi morali». A dirlo, prima di chiedere l'assoluzione per la sua cliente, è stata Alessia Pontenani, legale della donna imputata dell'omicidio pluriaggravato della figlia di quasi 18 mesi abbandonata e lasciata morire di stenti.

«E' evidente che non volesse uccidere la bambina - ha proseguito - e' innegabile che gia' all'asilo avesse dei problemi, prendeva il ciuccio fino a 11 anni».

L'arringa della legale fa seguito alla richiesta del pm Francesco De Tommasi, che nella precedente udienza aveva invece chiesto l'ergastolo per la 38enne. Pontenani nel suo intervento ha poi ricordato alla corte l'udienza nella quale sono stare portate le cartelle cliniche e l'analisi della famiglia della Pifferi. 

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